Prefazione
di Gabriele D'Annunzio
Mio caro Augusto,
Non ho dimenticato il chiaro giorno di marzo in cui mi leggesti
la tua Zinfonia. Tra un sonetto e l'altro,
nella pausa, udivo quella del mare neroniano ove sembra propagarsi la
malinconia possente della Campagna che ti ha fatto poeta. E
le acque morte e le macchie e i casali e i fontanili e i branchi di
cavalle e le grandi trebbie strepitose, passando nelle tue rime,
mi davano una nostalgia accorata. E t'invidiavo, o cacciatore
infaticabile, che conosci i segreti dell' Agro come il tuo Battista
Puncichitto sa le peste del cignale ed hai potuto amar da vicino per
tutta la tua vita la più meditabonda e tragica bellezza terrestre
che sia sotto il sole! Intanto passavano anche per la spiaggia latina,
come nelle tue rime, le giumente cariche di carbone in lunghe
file andando dalle carbonere di Conca agli imposti di Anzio, mentre tu
evocavi la fiamma e il fumo nelle macchie devastate e il rumore
delle accette
e li servaggi canti
der tajatore...
Ora tu mi mandi, impressi nelle pagine, i versi acerbi che
avevano tanta vita nella tua voce. Vi ritrovo
ancora l'ebrezza dell' "eterna canterina ruzzarella" e il cigolìo delle
passere in cima dei fienili e il nitrito tremulo dei vannini
villosi e il belato dei montoni lungo i fossi e le mucche bianche sotto
la luna che vanno al procoio come
le monichelle in coro a una a una
e tutti gli spiriti di quella terra sublime ove l'ora dell'
Ave Maria è meravigliosamente triste
come in nessun altro deserto del mondo.
Li pecorari co' 'na fiacca lenta,
finito er mugne', intoneno li canti...
Grazie, mio caro amico, del prezioso dono. Che molte altre
beccacce si levino ancora dinanzi ai tuoi cani
e molte altre rime dinanzi ai tuoi sogni! Ave.
Anzio, marzo 1900.
GABRIELE D'ANNUNZIO.