APPENDICE SECONDA

Biblioteca dei mattoidi.

Fin'ora abbiamo veduto dei pazzi trasformati in poeti, in scienziati, per dir così, temporanei, a cui l'eccitamento momentaneo delle cellule cerebrali, prodotto dalla malattia, faceva le veci, almeno per qualche tempo, di quello continuato o periodico, che chiamasi estro.

Ma per quei cotali, che io chiamerò mattoidi letterari, e che mi hanno fornito un'intera biblioteca, la è una bisogna ben diversa; mentre i primi sono poeti, scienziati veri, almeno per un momento, costoro invece sono pseudo-letterati, pseudo-scienziati, e così anche pazzi incompleti, pazzi a mezzo; tutta la loro infermità consiste appunto nello scombiccherare una serie di periodi riuniti fra di loro, soltanto, dalla sintassi grammaticale. Essi si occupano dei più svariati argomenti, più specialmente, di politica, di teologia, di poesia; ma non mancano coloro che s'intingono nella matematica, nella fisica e perfino nell'istologia e nella clinica medica.

Incomincieremo, anzi, da quest'ultimi:

Mi vien, prima, sott'occhio, un'opera, in due grossi volumi, intitolata Patologia nuova sui ruderi dell'antica, in cui con citazioni sbagliate e strampalate si vuol ridurre tutte le malattie all'elissi.

Anche le lettere debbono formare un elissi come tutte le altre cose, "gli odori e i sapori devono essere divisati sulla scala elittica, avendo astrattamente per fuoco, il piacere ed il dispiacere. Chi non vede le qualità elittiche del calorico? Le creature più perfette, come gli uomini e gli angeli, formano un elissi. L'uomo è composto d'anima e corpo elitticamente uniti; i tessuti sono composti tutti di quattro lamine, le quali, a seconda che predomina il linfatico o l'arterioso penetrano più o meno nei varii tessuti. - E le ossa sono di provenienza linfatica, come lo dimostra la loro cottura, e son composti di una membrana linfatica, di una arteriosa, di una calcarea o ventrale, e di una fibrosa o venosa. - Ai nèi esterni corrispondono sempre nèi interni; il neo del naso corrisponde ad uno del membro o della clitoride, quello delle sopracciglie alle spalle, e tutti hanno rapporto cogli astri."

Ben inteso che l'autore crede agli spiriti, alle rivelazioni dei sogni.... Eppure, quest'uomo è uno dei pratici più distinti dell'Italia centrale.

Un altro medico-geometra è il G., autore di una Guida al medico pratico, desunta dai principii della fisica sintetica. Egli trova che tutte le malattie dipendono da eccesso di calorico, o di luce, che la luce è frigida; i beoni sono predisposti al tifo, perchè gli alcoolici contengono luce interstiziale. - I salassi diminuiscono il calore ed espongono l'organismo all'eccesso di luce. - I vescicanti sono utili per il calorico che soministrano fugando il binario L. C. - E qui incomincia una litania di medicamenti per ciascun binario.

E la serie dei medici non è finita, vi è l'autore dell'opera che porta il seguente, laconico, titolo: "Sulle Crittogame, loro azioni fisiologiche, loro tipi, loro effetti sì utili che dannosi, nei solidi, nei fluidi, nelle piante, negli animali e nell'uomo. Pertrattazione fisico-sperimentale, con tavole sistematiche di A. P ., ecc. e divisa in due parti per ragioni fotografiche e medico-agrarie, diretti a due colleghi coltivatori di tali rami, i distinti signori F. Z. e P. Z."

Egli ha scoperto nientemeno che la causa della pellagra in certi funghi i quali dall'alto delle capanne sudicie cadono giù su gli alimenti dei contadini e li fanno ammalare. La prova è evidente; fotografate lo spaccato di una capanna e quindi sottoponetelo al microscopio e vi si troverà, quando l'esperienza sarà per farsi, i funghi, in maggior copia che nelle case cittadine, esenti da pellagra.

Questi funghi trovandosi sulle capanne, in tanta quantità, trasformano la casa in ca-fungaia, dove sono le pareti-fungaje e le nicchie-fungaje.

Ma perchè questi funghi producono la pellagra? È semplicissimo. Questi funghi contengono la fungina; la fungina brucia a 47 gradi (sic). Ora quando la temperatura esterna è a 13° ed il corpo a 32° (sic) le due quantità di calorico si sommano e noi abbruciamo. Ed ecco perchè i pellagrosi presentano le scottature solari (p. 125).

Vi si aggiunge una serie di studii sui morbozoi, sui morbo fitozoi, sulle morbo cause, sulle fito cause, sulle zoofito cause, sui fito-fiti, il che tutto fu preso, tanto sul serio, che giornali medici, apprezzati da molti in Italia, ne parlarono a lungo e lo tengono tuttodì, loro collaboratore. E due pseudo scienziati d'Italia l'hanno già fatto capo scuola; nè parliamo degli onori accademici che non mancano, mai, specie ai citrulli.

Ma eccovi un clinico, il quale fabbrica gli uomini centauri, guarisce presso a poco tutti i mali con certi salassi fatti ora da un braccio, ora dall'altro, ora da ambedue, allacciati con cordellino rosso e cordellino verde, e che pure conta fra i consulenti più riputati di una grande nostra città.

Non parliamo di quei tre medici (uno riputatissimo) che guariscono il colera con qualche sale innocente, e di quell'altro, giovane vivace del resto, e non senza una tal quale coltura scientifica, che ha inondato i nostri giornali pseudo-scientifici di articoli sulle malattie della pelle, ove brillano il calore mobile, il respiro a mantice dei pellagrosi e la loro diagnosi colla misura dell'orecchio, e il sistema nervoso mielitico, e la depiteliazione punctata, dal cui traforo sporgono ipertrofiche le teste papillari, e la lingua liscia ed insieme depiteliata e vellutata e (quello che è meglio ancora) liscia e stracciforme ed a screpolatura romboide ed a frangitura; - e la lepidermocrinia con guanto leggiero.

Finisco con un uomo, che gode fama di anatomico distinto e di pratico eccezionale, e che scoperse, fra le altre cose, che alcune razze umane devonsi ad angioidesi e che la pellagra è un effetto della masturbazione.

Pochi anni sono nel Veneto esisteva il prof. Z., autore del "Dizionario di Autognosia eclettica universale, ossia fior di scienza e doviziosa raccolta di belle, nobili ed utili cognizioni d'ogni genere, fisiche razionali e letterarie, brevemente esposte, positive e più luminose, trascelte in molti libri di scienze, lettere ed arti, e ordinate in classi scientifiche sotto ciascun articolo; compilazione eseguita nel corso di 30 anni dal Z.;" lodato dai giornali dell'epoca, come quello che colmava un bisogno della nostra letteratura; tu puoi trovarvi che lo stato naturale dell'acqua è quello di solido; che l'America è un paese, sorto dalle acque da poco tempo in qua; e come dai bigatti si tragga il blu di Prussia, come la più parte delle agate nascano da un sugo lapideo, e come la calamita contenga molto cloruro di sodio, di ferro e molto olio, come il cloruro essendo la base del fosforo ne venga la combustione della calamita medesima.

A Casale vive un brav'uomo, il quale ha fatto una grande scoperta matematica, ossia "la vera geometria pratica utile, sconosciuta ai matematici sublimi, approvata in tutta l'estensione dalla R. Accademia delle scienze di Milano, nella seduta del 7 febbraio 1861. Ragioni dell'inventore sottoposte al giudizio degli Italiani saggi, non matematici, che amano incoraggiare l'ingegno e non disprezzano chi studia di far progredire la scienza e la dimostrazione della quadratura del circolo." È il titolo, completo, dell'opuscolo.

L'opera è dedicata a Napoleone III, da uno che da più anni geme vittima dell'oppressione. Indovinate di chi è vittima costui. Dell'Accademia Torinese, di Plana, di tutto l'esercito matematico in genere, ai quali presentò le sue scoperte, frutti di mezzo milione di calcoli (inediti) e di cui niuno si dà cura.

Egli, oltre quell'opera, ha un suo manoscritto in cui si sciolgono 135 problemi con metodi tutti nuovi; ben inteso che giudica indegni i matematici dell'Istituto Lombardo, di accostar quei tesori; solo pagando 30 franchi per quesito, potranno fruirne i giovani studiosi, ai quali si rivolge, perchè apprendano la irragionevolezza della geometria sublime.

S. - D'anni 40, di temperamento bilioso, affetto di corea dei muscoli facciali, è figlio di illustre scienziato; educato, contro voglia, nel Seminario ed escitone, mandò fuori, a 16 anni, nella lotta fra la logica, il chiostro e la pubertà, un'opera di 360 pagine, che gli stranieri lodarono, questa volta, ingiustamente; è, a guisa dei Magni organi del Medio Evo, un compendio di tutte le scienze, ma quali si insegnano alle scuole ed alle scuole ecclesiastiche; - nè sin qui vi sarebbe male, ma ei crede d'averla dettata in ispirazione, e vi lascia capire che quella è la prima opera del mondo. "Mancava un'opera delle opere che risolvesse il problema dei problemi, trovando il principio dei principi" - e qui notiamo questa ripetizione continua comune ai matti, agli idioti e ai popoli primitivi. - Ma sapete voi che sorta di principio egli abbia scoperto? È la trinità della natura.

Vero è che per un seminarista questa non è ancora una idea patologica, era anzi una credenza di Dante e del Medio Evo; la sarebbe una riproduzione di idee vecchie; ma il male si è che tutte le prove che ei porta in favore del suo grande problema, son queste: Che se alcuno obbiettasse invece del 3 dominare il 4 od il 5, e egli risponderebbegli col verso di Dante: "Non ti curar di loro ma guarda e passa." Quest'uomo, cangiando di tempi, mutò la sua trinomania in una curiosa Lamartinomania, in cui però sempre il suo io trovava il suo tornaconto; egli stampò un'opera per dimostrare che Lamartine era il più grande uomo del secolo, e dopo lui veniva egli stesso, come quegli che mediante la scoperta "che in tutto c'è Dio," rigenerò l'umanità ed insieme lo scibile a cui questa nuova formola mancava, per dare la sintesi del creato.

Vengono poi i filosofi sull'origine del calore vitale, "sull'interessante combattimento di filosofo contro filosofo che ci insegna ad esser temperanti e ad aver figli chiari" sulla Psicografia, sistema filosofico di nuovo genere e che pure ha trovato un commentatore serio, in un filosofo non matto; secondo questo sistema le idee si intendono figurate in tante imagini innestate sulle singole circonvoluzioni cerebrali; così è simbolo della fisica la fiamma di una candela; simbolo dell'alitiologia ossia del criterio, il naso ossia l'odore; dell'etica un anello; e del moto un amo. E tutto il libro è rimpinzato di cervelli pieni di cotai segni.

Per provarne, poi, l'applicabilità perfin letteraria, ci regala una tragedia, Giobbe, i cui personaggi sono cospersi, al capo, di simili segnali, e cantano versi degni del sistema, per esempio:

Staccar potessi i due concetti uniti
Di me ed empio. Io giusto. Empio è Satana (l)

(1) Molte di queste opere io devo alla cortesia di persone cui m'è debito di ringraziare qui: il professore Tommasi, il professor Mantegazza, il comm. Bargoni, il cav. Hayech, il professore Tamassia e signor Leone Weillschott.

E di qui si passa ai poeti i quali sono innumerevoli; ma non ne toccherò che di volo, poichè se ne occupano, con molto, e forse anche troppo spirito, il Fanfulla ed il Pasquino.

Mi basterà accennare la tragedia di un usciere, intitolata: La moglie omicida, in cui un processo avvenuto a Treviso è messo in versi pseudo-alfieriani:

E tu che osasti insanguinar la mano
Nel tuo consorte, e farne scempio atroce...
Mertasti in ver che della vita il filo
Tronco ti fosse; ma trovò pietade
Pur la cagion che al tuo fallir ti spinse;
E fu giudizio mite insieme e giusto,
Quel ch'or ti danna per nove anni interi
Al carcer duro, e computato in questi
Il tempo tutto del subito arresto, ecc.
È noto che discendesti
Da madre convulsiva e che pur fosti
Ad attacchi epilettici soggetta
Le tante volte che durar più ore.
Or dunque dal tuo cuor sgombra la tema
E degli Dei nella bontà confida.

Nel dramma lo Scotta e tinge, che è costato 30 anni di sudori all'autore, cantano, fra i 1002 coristi, anche 13 fucilati; e vi son versi di questa posta.

Lo Scotta e tinge è fio di Scotta e tinge

oppure

Diventato sei balosso.

Vi hanno poi i politici di strapazzo e specialmente gli economisti che voglion aggiustar senza fastidii le finanze d'Italia con un opuscolo intitolato: "sulla universale usura quale causa dello squilibrio economico dei tempi nostri, considerazioni che vengono umiliate da un elettore a S. E. il presidente del consiglio e ministro delle finanze signor comm. Marco Minghetti, per dimostrare la necessità, la possibilità, la convenienza e la giustizia di un prestito Patriottico di quattro Miliardi al solo Uno per Cento d'interesse, unico modo di combattere radicalmente la usura bancaria; e di ottenere lo stabile pareggio del bilancio, e quindi l'abolizione del corso forzoso senza aumenti o rimaneggiamenti delle attuali imposte." (Finisce qui il titolo).

E il rimedio è una legge semplicissima chiamata Aut Aut che imponesse una sottoscrizione volontaria o meglio un prestito forzoso, a carico dei ricchi Ebrei; e ciò in omaggio al progresso moderno. - A costui somigliano come goccia a goccia quegli altri che scrivono l'opuscolo. "Come dare alle finanze ed al commercio un miliardo ed in seguito altri miliardi".

Riassunto.

Volendo riassumere in poche parole (e non è facil cosa, tanto la malattia è proteiforme) la diagnosi di costoro, dovremo dire che, tranne poche eccezioni, in essi precisamente all'opposto di quanto accade nei matti vi ha, piuttosto, mancanza che esuberanza dell'estro. Vero è che non tutti si mostrano così assurdi nelle loro idee ed invenzioni come quelli che abbiamo esposti, e che ve ne hanno di quelli che fecero scoperte di poco valore, ma pure scoperte, o che almeno in mezzo alla loro prosa bislacca dai loro mal rimati arzigogoli lasciarono scorrere qualche linea e perfino qualche pagina buona; così, per esempio, in mezzo alle sue assurde sentenze il Cianchettini ha queste righe:

"Tutti gli animali hanno per istinto di conservarsi con le minime fatiche, di rifuggire i pensieri affannosi, e godere i diletti della vita; e per ottenerli loro è indispensabile la libertà.

"Tutti gli animali, ad eccezione dell'uomo, appagarono ed appagano quest'istinti e forse tutti seguiteranno sempre ad appagarli. Solo l'uomo costituito in società, si trova vincolato ed in maniera, che a nessuno è mai riuscito non solo di condurlo a stato di pace e libertà, ma neppure di dimostrare il come riuscire a questo scopo.

"Ebbene, io mi propongo di fare questa dimostrazione. - E come una porta chiusa a chiave, non può essere aperta senza lesione, che con chiave o grimaldello, così l'uomo avendo perduto la libertà mediante la lingua, non è che la lingua o suoi equivalenti, che può svincolarlo senza lesione delle parti."

In mezzo agli spropositi, caotici, dello Scottaetinge trovi un verso come questo diretto all'Italia:

Padrona o schiava, sempre - ai figli tuoi nemica.


che non è indegno di un mediocre poeta....

Ma mentre nei pazzi e nei poeti i tratti di genio sono più la regola che l'eccezione; qui sono più l'eccezione che la regola.

Alla mediocrità delle idee essi tentano supplire con punti esclamativi o sottosegnature, quasi sentissero che la pochezza dell'espressione non corrisponde all'enfasi dell'idea, o meglio dell'ammirazione che hanno della propria idea.

E vi tentano supplire, anche, col cercare le assonanze, le rime e parole speciali o d'origine straniera e barbarica (l), andazzo, che hanno comune con molti monomaniaci ed anche con qualche uomo di genio. Vico, per esempio, e Marzolo.

(l) I lettori ricorderanno la cafungaja, i morbozoi le fitozoo cause di P.; il travaso d'idee del Cianchettini; l'alitiologia, l'antropomagnotologia di W.....; la glossostomatopatia; la pellagraminevrode, la lepidermocrinia di G.; lo scottatinge.

Un altro carattere, che pure dividono coi veri monomaniaci ambiziosi, è la infinita ammirazione di sè stessi, la convinzione profonda dei proprii meriti. Il Cianchettini si paragona a Galileo ed a Gesù Cristo. L'inventore della grande scoperta matematica, si irrita perchè il pubblico stima il Plana e non si dà cura del mezzo milione dei calcoli suoi. G. L. ha chiesto al municipio la cittadinanza pavese per aver scritto un'ode spropositata a Garibaldi. L'autore dello Scottatinge segna i momenti precisi delle sue ispirazioni, nè degna rivolgersi ad altri che a principi e regine e seriamente si preoccupa dei giudizi della stampa.

Quasi tutti hanno una costruzione tipografica bizzarra, per es., con delle linee verticali tagliate da orizzontali e qualche volta solcate di traverso, con qualche lettera perfino sottosegnata a preferenza di altre della stessa parola, che è un carattere particolare agli scritti dei monomaniaci (2). Sopratutto è lor speciale e già ne citai degli esempi, poco sopra, non pochi, l'esuberanza tipografica del frontispizio; ve n 'hanno che constano di ben 18 righe, non compresavi una nota che vorrebbe illustrare il frontispizio medesimo; un dramma ne ha anzi 19.

(2) Vedi il citato bel lavoro di Raggi. Sugli scritti dei pazzi. Bologna,1874.

Ma il più curioso di tutti è (pur sempre) il fatto che costoro pazzi certamente nei loro scritti e, molte volte più di quelli dei Manicomii, non lo sono negli atti della vita civile, dove mostransi pieni di buon senso, di furberia ed anche, di ordine, per cui accade loro il rovescio che nei veri poeti e in ispecie in quelli ispirati dalla pazzia, quasi tutti di tanto più abili nelle lettere quanto meno lo sono nella vita pratica (vedi sopra p. 7, 19).

Noi abbiamo veduto che molti di questi autori di bizzarrie mediche sono reputatissimi pratici. Uno era direttore di un ospedale. L'autore dello Scottatinge fu capitano e commissario di guerra. Un altro, inventore di macchine quasi preistoriche e di scritti più che umoristici, è in un ufficio che l'espone a continui contatti con uomini colti, che non l'hanno sospettato mai di follia. Quattro sono professori, uno anzi d'università, tre deputati, un senatore, nè è il meno strampalato; uno è consigliere di Stato, uno di prefettura, uno della corte di cassazione, tre consiglieri provinciali, cinque preti, e quasi tutti vecchi e rispettati nella loro carriera.

Ora se le produzioni dell'arte e della penna, in una malattia del cervello, rappresentano quello che un essudato in una malattia del polmone o della pleura, è pur forza ammettere che costoro siano malati e più propriamente, di quell'infermità tanto analoga nelle manifestazioni psichiche che è la monomania.

Ma per conciliare alle bizzarrie degli scritti la integrità della vita pratica, converrebbe farne una speciale categoria da chiamarsi Monomania letteraria, e che riescirebbe una forma, una specie {direbbero gli zoologi), intermedia tra la vera pazzia e la mente sana.

Mattoidi di genio. - Ma non solo vi è una gradazione, un passaggio insensibile fra i pazzi ed i sani, fra matti e mattoidi ma, ve ne è anche fra questi ultimi, che pur sono la negazione del genio, e gli uomini di vero genio, tanto che alcuni della mia raccolta io non sono riescito a trovare bene a quale delle due classi, proprio, dovesser appartenere. Tale è per esempio il Bosisio di Lodi.

L. Bosisio di Lodi, d'anni 53, ha un cugino cretino, una madre sana ed intelligente, un padre intelligente ma bevitore; due fratelli che morirongli di meningite. Guardia di finanza da giovane, emigrò nel 48; moribondo di fame a Torino, si gittò da un balcone e si fratturò le gambe. Nel 59, nominato commissario di finanza, adempiè bene il suo impiego, sino al 66, in cui pur mostrando intelligenza e compostezza nella bisogna del suo ufficio, commette delle azioni bizzarre e e sopratutto inesplicabili per un membro del quieto mondo burocratico; compera, per esempio, un giorno tutti gli uccelli che sono in vendita nel paese di Bussolengo, e poi ne apre le gabbie per lasciarli in libertà; si mette a leggere tutto il giorno giornali ed a spedire al governo avvisi piuttosto energici, perchè impedisca il diboscamento, la strage degli uccelli, ecc. Dimesso dall'ufficio, con una scarsa pensione, tutto ad un tratto abbandona il lauto vitto e si limita a sola polenta non salata, e lascia un poco alla volta tutti gl'indumenti, tranne i calzoncini, e la camicia; consuma tutto il suo scarso peculio in comperare giornali e libricciattoli e nella stampa di opuscoli a favore della rigenerazione della posterità, che egli dirama dappertutto gratuitamente. (La critica dei miei tempi. - Il grido della natura. - Il § 113 del grido della natura.)

Studiando questi, e soprattutto sentendolo discorrere, si comprende che egli nella sua monomania si è creato un sistema non privo di logica. Egli dice: Noi soffriamo la malattia delle uve, dei bachi, dei gamberi; le inondazioni: tuttociò deve derivare da guasti portati al globo dal diboscamento e dall'uccisione degli uccelli, e (qui comincia la follia) dal tormento che gli diamo col fargli passar sopra la ferrovia. Altrettanto male va la bisogna in economia: incontrando prestiti rovinosi noi compromettiamo l'avvenire della posterità, di cui egli si costituisce campione.

"Si aggiunga, egli continua, che i Romani antichi facevano lunghi esercizii, non avevano il lusso che abbiamo noi, non prendevano il caffè; tutte queste cose compromettono la posterità, perchè guastano i germi dell'umanità! e li guastano pure gli abusi delle donne, i matrimonii contratti per danaro, e certa carità assai male intesa. Si mantengono in vita degli infelici bimbi, storpi, cachettici, che se invece si uccidessero a tempo non si riprodurrebbero; così pure se invece di mantenere nell'ospedale deg1i individui malaticci con grande spesa e fatica, si aiutassero i più robusti e forti quando cadono infermi, la razza migliorerebbe. Ed i ladri e gli assassini non sono anch'essi malati, che dovrebbero essere estirpati dal mondo per non guastarne la razza? - Quanto funesta e bestiale non è mai l'ingordigia umana! Tutto tutto vien posto in non cale, per soddisfare all'appetito istintivo vorace ed insaziabile, senza pensare alla sorte delle generazioni che debbono succederci; senza pensare che questa distruzione, che questa dissipazione delle bellezze e delle ricchezze delle [sic] natura, è delitto, terribile delitto di usurpazione ai più sacrosanti diritti della posterità!"

"Ma credesi forse di poter compensare l'orrenda strage (degli uccelli, pesci ecc.), la desolante rovina, procreando un nugolo immenso di ragazzi, che per esaltarne il loro spirito, magnificarne la loro bontà, vagheggiarne la loro bellezza, non vuolsi meno di tutta la tenerezza dell'amore materno, di tutta la depravazione di uno stemperato cortigiano, o, finalmente, di tutta l'imbecillità del così detto buon senso popolare?

"Cotesta malaugurata smania della procreazione, che spinge inesorabilmente tutti i popoli in un abisso del quale non vedesi l'uscita, e che fermò l'attenzione di Malthus, mi fa risovvenire di quel re Mida, che perdutamente invaghito dell'oro, invocò dal Nume che tutto ciò ch'ei toccasse in oro si convertisse. Il Nume vi acconsentì; ma i primi trasporti di gioia nel veder compiersi sotto agli occhi suoi la meravigliosa trasmutazione, furono bentosto susseguiti dallo sbigottimento, dalla tristezza e dalla disperazione; i suoi alimenti stessi cangiandosi pure in oro, videsi da sè medesimo condannato a morir di fame."

Non credo vi sia esempio che in miglior modo di questo provi l'esistenza di una psiche attivissima, potente, e nello stesso tempo in un dato e solo punto malata? Chi conosce gli scritti della Royer e di Comte, non troverà di veramente pazza in queste sue idee, che quella di non mangiare il sale, che egli mal giustifica colla osservazione di selvaggi sani e robusti, malgrado non ne facciano uso, e quella delle ferrovie che guastano il globo, e quella di andar vestito così alla leggera. E questi ultimi ticchi, anzi, li giustifica assai bene colla semplicità romana e coll'asserzione non affatto erronea che giovano a conservargli meglio i capelli, e con quella massima che se non adottasse quello strano costume, egli non potrebbe richiamare l'attenzione pubblica sopra sè stesso.

"Mi avrebbe ella fermato (mi disse un giorno questo nuovo Alcibiade), in mezzo della strada ed interrogato sulla mia dottrina, se io non vestissi a questo modo? Gli è una réclame che io faccio al mio apostolato, a mie spese."

Un vero indizio morboso è però, quello di fondare tutte le sue conclusioni sui giornali politici, così magra materia per gli studii, ma egli ne lo giustificava così: Che vuole? sono studii moderni ed io non posso farne a meno malgrado che mi ripugni, non essendovi altro mezzo che mi illumini sull'umanità." Ma dove poi risulta ben chiara la sua pazzia è nella importanza che egli attribuisce al menomo fatto raccolto in quei mondezzai della politica: Se un fanciullo cade nell'acqua a Lisbona, od una signora vi si brucia le gonne, egli subito l'annota e ne trae prova della degenerazione della razza. - L'igienista, anche qui, dovrà stupire di veder un uomo sopravvivere robusto, e il Bosisio è fortissimo e fa 20 miglia al giorno, mangiando solo polenta senza sale. -

Il psicologo non può a meno di riconoscere in questo caso come la pazzia faccia da lievito alle forze intellettuali, ecciti le funzioni psichiche quasi al livello del genio, tuttochè vi lasci la triste vernice del morbo. È certo che se il nostro Bosisio, invece di un povero guardiano di finanza, fosse stato uno studente di legge o di medicina, se avesse attinto agli elementi della coltura, che egli non fruì se non a casaccio, e sotto l'influsso maniaco, sarebbe riuscito una Clementina Royer, un Comte, o per lo meno un Fourier; chè il suo sistema filosofico in fondo è di molto simile al loro, salvo quel che vi aggiunge di proprio, anzi di improprio, l'alienazione."

Ed è bello osservare in questo caso come la pazzia prenda vario colorito secondo i tempi. Mettiamo il Bosisio nel pieno Medio Evo e nella Spagna o nel Messico, e il buon liberatore di uccelli e il martire della posterità si sarebbe tramutato in Sant'Ignazio od in un Torquemada, e l'ateo positivista in un ultra cattolico cui un Dio crudele avrebbe ordinato di sgozzare vittime umane; ma noi siamo in Italia, e nel 1870.

Questo caso ci mette assai bene sott'occhio in qual modo, nei tempi addietro e ne' popoli selvaggi, o poco colti, succedessero tanti casi di follia epidemica, e tanti avvenimenti storici potessero essere provocati dal delirio di un solo o di pochi, sieno di esempio, gli anabattisti, i flagellanti, le streghe, le rivoluzioni dei Taiping. La alienazione suscita in alcuni delle idee bizzarre, ma alle volte gigantesche, e rese più efficaci da una singolare convinzione, cosicchè riesce a trascinare dietro di sè le deboli masse; ed esse sonvi tanto più attratte dalla singolarità del vestiario, delle pose, dell'astinenze, che può inspirare e permettere solo una tale malattia, inquantochè la barbarie rende loro più inesplicabili e quindi più degni di venerazione questi fenomeni; comechè l'ignorante adora sempre quanto non riesce a comprendere.

Ora, nulla mancava infatti al nostro povero allucinato per rassodarlo in quella convinzione; non la robustezza di alcuni concetti, non la forza muscolare, nè le straordinarie privazioni, nè il disinteresse, nè la convinzione. Una sola cosa gli venne meno, fortunatamente; il secolo propizio.

Del resto l'Italia avrebbe avuto nel Bosisio il suo Maometto.

Ma pensando all'integrità della vita, all'ordine che mette in tutte le sue cose, possiamo noi chiamare costui solamente un alienato? E pensando alle novità relativa delle sue idee possiamo noi confonderlo coi molti insulsi mattoidi di sopra descritti? No certo.

Mettiamo che il Giuseppe Ferrari, invece di una coltura superiore, avesse avuto l'educazione di Bosisio, noi certo avremo avuto, invece d'un dotto, che il mondo copre di giusta ammirazione, qualche cosa di somigliante al Bosisio, chè certo quei suoi sistemi sull'aritmetica storica, coi re e le repubblicbe che muojono a giorno fisso, a volontà dell'autore, non possono appartenere che al mondo freniatrico.

E altrettanto dovrebbe dirsi di Michelet, se si pensi alla sua Storia naturale di fantasia, alle sue oscenità accademiche, alla sua incredibile vanagloria (l), e a quegli ultimi volumi della sua Storia di Francia tramutati in un confuso gineprajo d'aneddoti sudicii e di paradossi bizzarri (2).

(1) "Tutta una letteratura, diceva egli, nacque dal mio Insetto e dal mio Uccello. - L'amore e la donna restano e resteranno come chi hanno due basi, la scientifica (!!), la natura stessa - e la morale, il cuore de' cittadini...
"Definii la storia una risurrezione. - È il titolo più adatto pel mio 4. volume e...
Nel 1870 nell'universal silenzio io solo parlai. Il mio libro, fatto in 40 dì, fu la sola difesa della patria....

(2) Vi studia come documento il giornale delle digestioni di Luigi XIV, ne divide il regno nell'epoca prima e dopo la fistola - di Francesco I - prima e dopo l'ascesso! Vi son conclusioni di questa posta:
"Di tutta l'antica monarchia di Francia non resta alla Francia che un nome, Enrico IV e due canzoni Gabriella e Marlborough."

In Italia professò, in una grande Università, per molti anni, un uomo, il quale ne' suoi trattati aveva creato la nazione dei cagoti, e suggerito un certo strumento per salvare gli annegati che avrebbe bastato ad asfissiare un sano; un uomo, il quale parlava dei bagni a -20° e dei vantaggi dell'acqua di di mare dovuti alle espirazioni dei pesci. Eppure i suoi volumi contengono cose bellissime e toccarono la 2ª edizione, e nessun collega l'ebbe a sospettar di mattia. In qual schiera potremo noi classificarlo? Certo in una via di mezzo tra il pazzo, e il mattoide letterario e l'uomo di genio.

Questi casi ci mostrano come le gradazioni, i passaggi tra la pazzia, la mente sana, ed il genio, sono tutt'altro che ipotetiche, come vorrebbe l'onorevole Livi. Il che del resto concorda con quanto vediamo svolgersi eternamente nell'ampio regno della natura, la quale (come ben si disse una volta), non opera per salti mai, ma soltanto per successivi tramutamenti e passaggi. E chi non sa come numerosi sieno i mezzo cretini, i mezzo rachitici ed anche, e pur troppo i mezzo scienziati?

Ora cosa di più naturale che come esistono queste gradazioni per questa singolarissima monomania letteraria, ne esistano anche nelle pazzie criminali e che quindi molti fra i così detti colpevoli o pazzi sieno semi-responsabili, benchè però non vi sia mente umana che possa, con equa luce, tracciarne i giusti confini.


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