VIII
Differenze dagli uomini di genio che non furono alienati, e conclusione.

Quanta differenza non havvi tra essi e gli altri grandi che, fiduciosi, sereni, completarono la parabola dell'intellettuale carriera, cui non iscuotea la sventura, ne deviņ la passione !!!

Tali furono Spinoza, Bacone, Galilei, Dante, Voltaire, Colombo, Machiavelli, Michelangelo e Cavour.- Non ve n'č uno, che non abbia mostrato nell'ampio, ma nello stesso tempo armonico volume del cranio, la forza del pensiero, frenata dalla calma dei desiderī; non uno cui la grande passione del vero e del bello abbia soffocato l'amor di famiglia e di patria.- Essi non mutarono mai di fede o di carattere, non divagarono mai nello scopo; non lasciarono a mezzo, mai, l'opera loro. Quanta compattezza, quanta fede, quanta efficacia non mostrarono essi nelle loro imprese, e sopratutto quanta moderazione e quanta unitą di carattere non serbarono nella loro vita!

E bene, anch'essi dovettero provare, oh! pur troppo, ed il sublime eretismo dell'estro e la tortura dell'odio ignorante, e lo sconforto del dubbio o dell'esaurimento, ma essi non deviarono, mai, perciņ, dal retto cammino.

La sola, l'accarezzata idea, scopo e trionfo della loro vita, per la quale ognun d'essi pareva nato, quell'idea, fatto centro d'ogni loro sforzo, essi la condussero a termine, senza lagnarsi degli ostacoli, sempre calmi e sicuri, non commettendo che pochissimi errori - errori, che sarebbero scoperte per un uomo volgare.

Concludiamo: V'hanno tra la fisiologia dell'uomo di genio e la patologia dell'alienato non pochi punti di coincidenza.- V'hanno pazzi di genio e genī alienati.- Ma v'hanno e v'ebbero moltissimi genī, che, meno qualche anomalia della sensibilitą, giammai patirono d'alienazione.- Anzi, quasi tutti i genī alienati hanno caratteri loro proprī e speciali.

Intanto con queste analogie e coincidenze tra i fenomeni degli uni e degli altri, pare abbia voluto apprenderci la natura a rispettare quella somma delle umane sventure, ch'č la follia; ed a non lasciarci, d'altra parte, abbagliare dalla luminosa parvenza dei genī, che invece di elevarsi sulla gigantesca orbita delle sfere, potrebbero, povere e perdute stelle cadenti, affondarsi entro la corteccia della terra, fra precipizi ed errori.

Pavia, 1° novembre 1863.


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