Le poesie di Neri Tanfucio

Cento sonetti in vernacolo pisano
di Renato Fucini
13. edizione.
Pistoia, Tip. Cino dei fratelli Bracali, s. d.

Pag. 7

Mercanzia

XXXIII.
1.
Notte.

Batte la luna bianca in mezzo all'aia;
Non soffia vento; su nell'aria ghiaccia
Drizzano i pioppi le sfrondate braccia.
Lontano un cane a' viandanti abbaia.

Dentro, due vecchi, l'un dell'altro in faccia,
Seggono al foco immobili; il pievano
Si sente, su, russare al primo piano.
Il gatto mogio fila e s'accovaccia.

- Morto! sospira uno de' vecchi - Morto! -
L'altro ripete, e nell'ossuta mano
Posa la fronte grave di sconforto.

Dorme in un canto e sogna la massaia,
Sogna del figlio il viso esile e smorto...
Lontano un cane a' viandanti abbaia.

2.
Alba.

"Ah! giurabbacco, (urla il signor pievano
Col tovagliolo bianco di bucato
Dentro al collare, e una chicchera in mano)
Mi volete ammazzare avvelenato!

E chi lo beve qui questo pantano?
Amaro.... ghiaccio.... eppoi non è passato!
Io non lo bevo in fede di cristiano.
Guarda che affari! E a me, quand'ho vegliato,

Guah! mi piglia la fame. Via, 'Nunziata;
Ova e strutto n' avete? - Sì, signore. -
Deo gratias, mangeremo una frittata."-

Sembra che dorma il morto giovinetto
Al quieto biancheggiar del primo albore.
Lo guarda un vecchio fermo in fondo al letto.

3. Mattino.

La triste nuova ha corso il vicinato,
Ed ecco già gli amici, ecco i parenti;
E ad ogni arrivo è sempre un desolato
Ripigliare d'abbracci e di lamenti,

E un sommesso parlar: - Dunque, spirato! -
- Sì, gli ha avuti, gli ha avuti i sacramenti -
- Anche di voi, di tutti ha domandato -
- Sempre in sè, fino agli ultimi momenti. -

E ad uno ad uno, chi lento chi in fretta,
Rabbuffati e col pianto nella gola
Salgono su alla nuda cameretta.

Dalla finestra aperta entra festosa,
Bisbigliando la brezza campagnola,
A rattristar la scena lacrimosa.

4.
Meriggio.

....E se vi paion troppi otto alla bara,
Mettiamone sei soli coi torcetti;
Ma... si dirà che siete gente avara?!
Non mi par questo il caso d'esser gretti,

Si tratta troppo di persona cara.
Di sacerdoti ho scritto all'Allegretti
Soltanto, al Brogi e al cappellan Mortara...
Tengo i limiti proprio i più ristretti.

E, in quanto a mésse, come la intendete?
Facciamo un taccio e addio, tanto, direi,
Vi convien più che a far prete per prete.

Oh, benedetti questi piagnistei!
Date retta un momento, rispondete....
- Non ci abbiamo la testa, faccia lei. -

5.
Sera.

- No, così, cari miei, non si fa niente.
Qui, qui..., ci vuole un altro qui alla cassa...
Pestami! Dio ti mandi un accidente.
Giù! piegate e vedrete che ci passa.

La potresti te solo, di', Valente,
Se fosse piena di marenghi?.... Abbassa!
Così.... via!.... tre scalini solamente
Eppoi.... - Mezza liraccia. Ingrassa, ingrassa!

Largo, ragazze! Al posto giovinotti -
- O Giannino col Cristo? - Eccomi qua. -
- Ahi! la finite un po' co' pizzicotti?!

- Signor pievano, quando lei sia lesto....
- Bravi! piglio il bastone eppoi si va. -
- Dal poggio? - No; di giù, si fa più presto. -

6.
Un anno dopo.

Densa, giù da scirocco, la bufera
Manda a folate l'alito pesante;
Lungo la via grassa di melma nera
Grondano malinconiche le piante.

- Pioverà, galantuomini, stasera? -
Domanda invano e passa un viandante.
Su, nella nebbia, una sottile schiera
D'anatre piega ai poggi di levante.

Le guarda uno de' vecchi, e con la mano
Stretta alla vanga e all'aria l'occhio spento,
Vola con quelle lontano lontano.

L'altro lavora. Sulla bianca testa
Fiocca la pioggia sbacchiata dal vento;
Una campana suona alla tempesta (1).

Pistoia, 1884.

1. Nelle campagne toscane, e credo anche altrove, chè l'unità scientifica in Italia ha preceduto di secoli quella politica, all'avvicinarsi di un forte temporale usano dare nelle campane per allontanare le folgori e la grandine.

Ndr: Le note sono trascritte dall'edizione originale


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