LXI.
Du' sterratori in celca (1) di lavoro.
Cecco. Ci son'andato, sai, dallo 'Ngegneri (2).
Neri. Che t'ha risposto ?
Cecco. Ha detto: "'Un vo' Toscani."
Neri. Di già lo so, accident' a' forestieri!
Fai 'na 'osa (3), ritolnaci domani.
Cecco. Ci tolnerò; ma è tempo pèlso, Neri,
Tu vedessi, che ghigna! di 've' 'ani (4)!...
Neri. Ma te, glielo dicesti di dov'eri ?
Pelchè alle vòrte, sai, l'esse' Pisani,
Con celte (5) gente fa bon' impressione:
Se t' arrammenti, ar Triboli de' 'Olli (6),
Ci prèsan senza fare osselvazione.
Cecco. Lo so, ma e' Piemontesi ènno vorponi (7):
Con noi ce l'hann' a mòlte (8)... e hanno ragione,
Pelchè 'n Toscana c'è di gran sbuccioni (9).
Firenze,1871.
1. Cerca.
2. Ingegnere.
3. Fai una cosa.
4. di que' cani.
5. certa.
6. Tivoli di Firenze, lungo il viale de' Colli.
7. grosse volpi, furbi.
8. morte.
9. scansafatiche.
LXII.
Er cane e la sentinella.
Amico. O ch'è tuo quer busdroghe (1) ?
Sentinella. Uh, malidetto!
Da stamattina 'n qua nun m'ha lassato.
Mi fèlmo (2): e lu' si fèlma! entro 'n Picchetto:
E lu' m'aspetta all'uscio, Dio beato!
Se 'un si leva di li, credi, l'affètto
Amico. Ma la tu' 'agna (3) è 'n cardo, Liberato?
Sentinella. Son tre giolni.
Amico. Ho capito... io ci scommetto,
Lui l'ha sentito, e viene all'udorato.
Sentinella. Ber carcio (4)'li vo' da', se mi vien sotto...
Ma presto, se Dio vole, esco di 'vi (3).
Mi pal (6) mill'anni: immè! son mezzo rotto.
O a te, quando ti tocca?
Amico. Vennaldì... (7).
Bada, bada, ti piscia 'n sur cappotto...
Rebbia (8), or' è tempo!
Sentinella. Crepa! (Zum) (9).
Cane. Guahì (10).
Firenze,1871.
1. bull-dog .
2. fermo.
3. cagna.
4. Bel calcio.
5. qui.
6. pare.
7. Venerdì.
8. Lascia andare il colpo.
9. Rumore
della pedata nel ventre del cane.
10. Guaìto del cane.
LXIII.
La fratellanza dell'italiani.
Tutti fratelli! s'è strillato tanto,
Ma fin' a qui s'è fatto di parole;
Lei di dov'è? "Lombardo e me ne vanto."
E lei? "Son Fiorentino, se Dio vole."
Tutti citrulli sèmo (1); e questo è quanto.
Se ci ripenso, quant'è vero 'r sole,
Dalla velgogna mi si smove 'r pianto:
Nun credo più nemmeno 'n delle scòle.
Però ar mi' bimbo gliel'ho già 'nsegnato ;
Tieni a mente, 'ni (2) dissi, siei Pisano,
Pelchè 'n Pisa t'avemo battezzato .
Ma a Pisa 'un ci pensa', te siei Toscano,
Quer "Me ne vanto" poi, mondo sagrato!
Dillo; ma prima di': "Son Italiano."
Dianella, 1871.
1. siamo.
2. gli.
LXIV.
La scommessa.
Paolo. Quattoldici (1) minuti uno pel vèlso (2)?...
Abbi pazienza, 'un ti ci pol' entrare.
Neri. Le ciarle 'un contan nulla, è tempo pèlso...
Scommettemo.
Paolo. Scommetto un desinare.
Neri. Sta bene. A che loanda ?
Paolo. All'Univelso.
Neri. Qua la mana.
Paolo. Ma abbada, 'un ti pensare
Di snocciola' lo scritto giù attravelso...,
Voglio un Sonetto, ma che possi stare.
Neri. Vai tranquillo.
Paolo. O vediamo. Eccoti 'r foglio.
Neri. Vado?
Paolo. Vai, ma 'un ti c'entra ci scommetto.
Neri. Ora nun m'imbroglia', 'nsennò m'imbroglio.
Paolo. Che mangiata vo' fa' !...
Neri. Zitto, t'ho detto!...
Paolo. Brodo ar Cappone... Cee (4)... Triglie di scoglio...
Neri. Quanto manca?
Paolo. Un minuto.
Neri. Ecco 'r Sonetto.
Firenze 1871.
1. Quattordici.
2. Verso.
3. locanda.
4. Piccolissime
anguille che si pescano a bocca d'Arno.
LXV.
'Ni si guasta 'r core (1)!
Marito. Questa è l'utima vòrta che lo dio :
E 'ntendémola, 'un voglio piovane1li (2)...
Ma 'un te n'avvedi te che 'r nostr'Erio (3)
S'avvezza male a strapazza' l'uccelli ?
Moglie. Nun t'arrabbia', lo so; ma, santo Dio !
Come si fa? l'ha visti a du' monelli,
E ha 'mprincipiato a di' : "Li voglio anch' io."
Gli ho dat'un chicco, e lui: "No, voglio 'velli."
Che avresti fatto, te?
Marito. Sentimi, Irene,
Te siei bona, ma anch' io nun son cattivo :
Pelchè lo sai se a Pipi io 'ni vo' bene.
Che cosa nun farei per quell'amore ?
Ma a dare a un bimbo un uccellino vivo,
Vai positiva, 'ni si guasta 'r core.
Firenze, 1871.
1. Gli si guasta il cuore.
2. Uccelletti di palude.
3. Enrico.
LXVI.
Ha ragione !
Manuale. Pel quer che sii salute, 'un mi lamento;
Son sano, grazie a Dio, più d'una lasca...
Maestro. De' lavori ce n'è?
Manuale. Io mi 'ontento,
Giolno (1) per giolno quarche cosa 'asca (2)....
Maestro. E allora di che brontoli, strumento?
Manuale. Lo vòr (3) sape'? vienga, mi frughi 'n tasca,
E se trova 'n centesimo 'vi drento,
'Ni regalo la pipa e la mi' fiasca.
Maestro. Però vedo che campi.
Manuale. Ah! 'ni pal (4) giusto,
Che chi s'arronza (5) tutt'un anno 'ntero
Nun buschi (6) tanto da levassi un gusto?
Campa' si 'ampa, nun lo nego, è vero;
Ma che vita è la nostra?... ah! mondo 'ngiusto!
Ci ha trattato da cani: acqua e pan nero.
Firenze, 1871.
1. Giorno.
2. casca.
3. vuole.
4. le pare.
5. s'arrovella, s'ammazza per la fatica.
6. Non guadagni.
LXVII.
La sorpressione de' 'onventi.
Cristiano. Ma 'n che tempi ci sèmo ritrovati!
Scommetto a anda' da' Tulchi là 'n Tulchia
A racconta' che s'è sorpresso (1) e' Frati,
Dirrebbano: "'Un pol' esse', 'gnamo, via (2)!"
Nazzareno. Son prodezze de' nostri Deputati...
Cristiano. All'infelno!
Nazzareno. 'Un ci 'redan che ci sia.
Cristiano. Di là se n'avvedranno que' dannati...
Du' folconate e giù, brutta genìa!
Poveri frati! avvezzi a nun fa' niente,
Chi sa quanti ne stianta dar dolore!
Nazzareno. Stai zitto, 'un me lo di', povere gente!
Dianzi ho menat' a cena un celcatore (3);
Che fame!... che appetito preputente!...
Avrà durat' a be'(4) guasi tre ore.
Firenze, 1871.
l. soppresso.
2. Non può essere, andiamo, via!
3. Frate
cercatore.
4. continuato a bere.
LXVIII.
Mi fanno fotta (1)!
Neri. Ma propio l'hanno detto?
Pippo. 'N sur mi' onore:
E gente, anco, dell'arta (2) signoria.
Dicevano: " Se scrive 'n poesia,
Dev'essere 'n cattivo muratore (3)."
Neri. Eppoi?
Pippo. Ti 'onfrontonno (4) a un tar signore...
Lo 'iamavano 'r Lanza, 'un so chi sia,
Che fa 'r ministro, pare, a un'osteria,
E ar tempo stesso esèlcita 'r dottore.
Neri. Lanza o nun Lanza, se ti battan sotto,
'Ni devi di' che a loro 'n der celvello
'Ni c'è andat'a covare un passerotto.
E 'nsegna a queste bestie da macello.
Che si pòr fa' salame e sarcicciotto...
La 'vistione è d' ave' ciccia e budello.
Firenze, 1871.
1. Mi fanno rabbia.
2. alta.
3. Giova avvertire che Neri,
autore di questi sonetti, esercita il mestiere di muratore.
4. confrontarono.
LXIX.
Le stillettate.
Enrico. Ch'è seguito laggiù ?
Placido. Ah! tu sapessi...
Enrico. Quarche disgrazia?
Placido. Stillettate a iosa...
S' ènno mezzi sciupati... tu vedessi!
Enrico. Ar solito! 'anaglia vélgognosa.
Si diceva anco dianzi 'or (1) Giannessi:
Che 'r mondo d'oggi è tutt' un' artra 'osa
De' nostri tempi ora di se' processi,
Su cinque c'è la palte sanguinosa.
E questo che vòr di'?... che 'un c'è più core!
Che questa gioventù moscia e sborrata,
Nun sente più l'impurso dell'onore.
Di nulla nulla, giù! 'na stillettata...
Assassini! e nun pensan' ar dolore
D'una povera mamma disperata.
Firenze, 1871.
1. col.
LXX.
Questo è valore.
Lodovico. Crementinaa.
Clementina. Chi è?
Lodovico. Apri, son'io.
Clementina. O la rivista?... Velgine beata!
Come siei mézzo (1), pover'amol (2) mio!
Stella.
Stella. Comandi?
Clementina. Fate 'na fiammata.
Lo dicevo: vòr piove'(3), Dolovio (4)...
Lodovico. Brrr...
Clementina. Ti fa freddo?
Lodovico. Eh, sfido, a quest'acquata!
Ma la Nazione? ...
Clementina. Spògliati, ti dìo
Lodovico. Parlerà.
Clementina. Malidetto la parata!
Stella.
Stella. Ho già fatto: vienghin' a scardassi (5)
Lodovico. Der valore...
Clementina. Dirre' quarch' eresia.
Sentite che camicia! è da strizzassi.
Lodovico. Quanto freddo ho patito, anima mia!
Brrr... ma la grolia (6) 'nsenza strapazzassi...
Stella. Sol padrone, si spenge; vienga via.
Firenze, 1871.
1. fradicio.
2. amore.
3. vuol piovere.
4. Lodovico
5. vengano a scaldarsi.
6. gloria.
LXXI.
Le Gualdie di P. S.
Lorenzo. Dove s' ènn' (1) acciuffati?
Jacopo. In Pescheria.
Da principio 'azzotti (2), e po' legnate:
Uno è già mòlto (3), un artro è 'n agonia...
Parevan bestie.... tigre scatenate.
Lorenzo. Duronn' un pezzo?
Jacopo. 'Un ti vo' di' bugia:
Dall' ott' e un qualto alle nove sonate.
Lorenzo. O le gualdie?
Jacopo. Ti pare! 'un viensan mia (4);
Loro 'n que' 'asi (5) stanno rimpiattate.
Io, però, quando veddi 'r (6) caso brutto...
Mamme svienute, babbi spaventati,
Còlsi (7) 'n Pisa a celcanne (8) da pel tutto.
Due ne trova' 'n dell'Ebe (9) a be' 'r poncino;
Sette 'n picchett' a fare a' 'vadrigliati (10),
E quattr' addolmentate 'n dun Casino.
Firenze, 1871.
1. si sono.
2. pugni.
3. morto.
4. non vennero mica.
5. in que' casi.
6. vidi il.
7. Corsi.
8. cercarne.
9. Caffè
di Pisa.
10. quadrigliati, giuoco di carte.
LXXII.
Un ambo cèlto (1).
Oreste. S'è vinto nulla?
Anacleto. Cchè (2)!
Oreste. Già lo sapevo!
Ho 'r mar d'occhio (3) 'ncallito 'n der groppone.
Anacleto. L'hai vorsuti gioà (4) Te lo dicevo:
Enno tutti der sussi (5), 'mbecillone.
Oreste. Ma nun ci pensi ar sogno? li vedevo
Tutti 'n fila, stecchiti 'n sur cortrone....
Io nun vo' di' bugie, ma se l'avevo,
Ci avre' gioato sopra anc'un miglione.
Anacleto. 'Gnam' 'un ti vo' 'nganna', l'ambo ce l'hai.
Oreste. Dici 'n sur serio?
Anacleto. Si, ma prima senti,
Pel vince' positivo, che 'nventai.
Quando mi desti que' se' franchi e venti,
Dissi: Oreste ha du' bimbi... e ti 'omprai
Da rivesti' que' poveri 'nnocenti.
Firenze, 1871.
1. Un ambo certo.
2. Voce tutta toscana, che corrisponde
ad un "no" risoluto.
3. mal d'occhio.
4. Gli hai voluti
giocare.
5. I monelli toscani chiamano "sussi" un pezzo di
pietra contro il quale, dopo averlo rizzato in terra e messovi
sopra dei denari, tirano uno dopo l'altro con delle piastrelle,
cercando di colpirlo e buttarlo giù in maniera che i denari
cadendo, rimangano più vicini alla loro piastrella che al sussi
e così guadagnarli. Quando nessuno raggiunge lo scopo dicono
"son tutti del sussi" e tornano daccapo alla prova. - Il senso
della metafora è facile a rilevarsi.
LXXIIII.
[ma LXXIII]
'N sullo schèlatro der sor Ugo Foscari.
L'Italiani, si sa, nun ènno (1) boni
Artro che a dire: "Ammazzal' è arrabbiato!"
T'arrammenti l'insurti ar sor Balgoni (2)
Quando scrisse dall'Ondra (3) "E' 'un l'ho trovato."
Ma poi per martrattallo' 'un c'è ragioni:
Gli avranno detto "E li" lui ci ha gualdato...
E se nun ci trovò 'n pal di 'oglioni,
La 'òrpa (4) è der Giuri che l'ha mandato.
Però, se devo di' 'r (5) mi' sentimento,
Quer celca' (6) sotto terra le pelsone,
Sbaglierò, ma mi pare un bèr (7) cimento.
Pelchè c'è 'r caso di polta' 'n (8) bestione,
'N der mezzo a tanti mòlti (9) di talento,
A fare 'n Santa 'Roce 'r pottaione (1O).
Firenze, 1871.
1. sono.
2. Bargoni.
3. da Londra.
4. colpa.
5. dire
il.
6. cercare.
7. bel.
8. portare un.
9. morti.
10. Voce
bassa, che significa fare il bravo, fare il bello, ec.
LXXIV.
Una disgraziata.
Caròla. Allegra, via! nun piange' più, figliola;
Ci vòr pazienza, quer ch'è stato è stato;
'Gnamo, asciùgati... tieni la pezzòla,
E smetti di pensacci a quello 'ngrato.
Adele. Credi, nun posso, è inutile, 'Aròla (1)...
Tu sentissi 'r mi' 'ore, è disperato...
Avevo ar mondo una speranza sola...
Era 'vell' omo (2)... infame, m'ha lassato!
Ora mi basta...
Caròla. Adele, siei 'mpazzita?
Adele. Làssami...
Caròla. No!... mio Dio, posa 'r curtello...
Adele. Nun ne vo' più di 'vesta (3) laida vita...
Caròla. Aiuto... aiuto... Furvia... Amalia... Cice.
Donne, correte... Adele s'è ferita...
O Dio! mi more. Povera 'nfelice!
Firenze, 1871.
1. Carola.
2. quell'uomo.
3. questa.
LXXV.
Una disgraziata.
Caròla. Deccomi sola... povera... venduta!
Pietà, mio Dio, pietà son innocente...
Ebbi una mamma anch'io, ma l'ho pelduta:
Ero piccina, nun capivo niente.
Doppo der tempo una vecchiaccia astuta
Mi si viense (1) a spaccia' (2) pel mi' parente...
Bon pel me se 'un l'avessi ma' veduta!
Strega assassina! mi tradì virmente.
Son quattr'anni che qui vendo 'r mi' onore,
Io che mi sento bona, io ch'ero nata
Pel vìvere 'n famiglia fra l'amore.
Dio! quante vòrte me lo son sognata...
Petronilla. Caròla, scendi 'n sala, c'è un signore...
Caròla. Dèccomi. Oimmè, che vita disgraziata!
Firenze, 1871.
1. venne.
2. spacciare.
LXXVI.
Una disgraziata.
Caròla. Padrona...
Petronilla. Su, fai presto, là 'n salotto,
C' è un omo che ti vole, 'un so chi sia...
come mai còr cappello?... o quer fagotto?...
Caròla. E' mio.
Petronilla. 'N dove lo pòlti (2)?
Caròla. Vado via.
Petroni1la. Via!.... ma siei pazza?... e te, cosi di botto,
Pianti sola 'na vecchia... 'na tu' zia!
Caròla. Nun v'accostate: escitemi di sotto,
Strega 'nfelnale, o fo quarche pazzia.
Petroni1la. Dunque mi lassi?... pensa a quer che fai.
Caròla. Ci ho già pensato, e scappo, se Dio vole...
Pane e lavoro nun ne manca mai.
Firenze, 1871.
l. col.
2. porti.
LXXVII.
Er Santo che move l'occhi.
Cristiano. Attento! Aver Maria di grazia piena
Dominu steco. Hai visto? l'ha girati.
E benedittus. Gualda, li dimena....
Fruttu sventri. Ora si che l'ha sgranati (1)!
Vittorio. Deve ave' un macchinismo 'n della stiena...
Cristiano. Stai zitto, nun lo di', sèmo dannati....
Vittorio. Eschin di 'iesa (2), e vadin' all'Arena,
Ciarlatani più peggio der Bennati (3)!
Cristiano. Dunque?
Vittorio. Dunque 'un ci 'redo (4), e me ne vanto;
E se fussi (5) 'n de' piedi der Pretore,
Farei sparare subbito 'ver (6) Santo.
Po' ti do la parola der mi' onore,
Che lui deve ave' 'n buzzo, o sotto 'r manto,
Quarche specie d' oldigno 'ontatore (7).
Firenze, 1871.
1. spalancati.
2. Escan di chiesa.
3. Famigerato ciarlatano
4. credo..
5. fossi.
6. quel.
7. contatore.
LXXVIII.
Er Cicerone e l'inghilese.
Inglese. Splendidissimo, jes!
Cicerone. O 'un gliel'ho detto?
Fra' 'ampanili (1) è 'n grand'oggetto d'alte...
Inglese. Essere autore?...
Cicerone. Credo un alchitetto...
Vienga... lo gualdi di 'vaggiù 'n dispalte.
Inglese. O magnifico!
Cicerone. Vero, eh? bell'effetto!
Si vede pènde' da tutte le palte (2).
All'Ondra (3) nun ce l'hanno, e ci scommetto,
A meno che dipinto 'n su le 'alte (4).
Lassàmo anda', ma Pisa polta (5) 'r vanto
Di tanti ritrovati d'invenzione,
Che foravia di 'vi (6) nun c'è artrettanto.
O le cee (7)! sèmo giusti, 'un ènno bone?
Le sentisse alla sarvia, ènno uno 'ncanto...
Eh! l'Italia è 'na gran bella Nazione!
Firenze, 1871.
1. campanili.
2. Nel volgo pisano v'è la strana convinzione che il Campanile penda sette braccia da tutte le parti.
3. A Londra.
4. carte.
5. porta.
6. fuori di qui.
7. Ripeto
che le cieche sono piccolissime anguille che si pescano a bocca
d'Arno.
LXXIX.
Du' Giurati 'n seduta.
Giustino. Che cose!.... che delitti snaturati!....
Michele. Nientemeno, ha sentito, eh? recitiva (1)!
Giustino. Di 'vest' affari prima 'un ne seguiva,
Nemmeno sotto 'r regno de' 'Roati (2).
Michele. E di' quanto ci sèmo spormonati (3)!
Se n' arrammenta? unni (4), po' po' s'esciva...
Un giolno "Mòlte (5)" un artro giolno "Viva..."
Giustino. Ma s'ha l'onore di sede' Giurati...
Michele. E di sta' 'nsenza cibo un giolno 'ntero!...
Artro che recitiva, Dio de' Dei!
C'è da buscassi un mar (6) maligno nero.
Giustino. A proposito, scusi, lo sa lei?...
Che vor di' recitiva?
Michele. Io son sincero...
Lo vòr sape'?... 'un lo so, Cristo m'accei (7).
Firenze, 1871.
1.recidiva.
2. Croati.
3. spolmonati.
4. ogni.
5. Morte
6. male.
7. m'accechi.