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Lalla Romano e Raffaele De Grada - Testimoni della resistenza

[23.04.2016]

Sabato 23 aprile ore 11.00
Sala Lalla Romano


Alla vigilia della Festa della Liberazione l’incontro è dedicato a due testimoni della Resistenza.
Raffaele De Grada (1916-2010), detto Raffaellino (per distinguerlo dal padre Raffaele, famoso pittore), nota figura di antifascista e di intellettuale, iniziò la sua militanza nel 1938, lo stesso anno in cui fondava, con Ernesto Treccani, il movimento milanese Corrente.
Arrestato nel ’43 come organizzatore di scioperi politici, nei giorni del Governo Badoglio lavorò alla redazione de l’Unità clandestina e, dopo l’armistizio, s’impegnò nelle prime organizzazioni partigiane di montagna. Organizzò in Lombardia il Fronte della Gioventù e nel 1944 passò con lo stesso compito in Toscana, dove fu comandante partigiano e partecipò alla liberazione di Firenze.
Dopo la guerra fu redattore capo della Rai, fino al 1948, quando Scelba riuscì a limitare la sua attività al ruolo di critico d’arte. Giornalista per diverse testate, fra cui «Il Corriere della Sera», fu titolare della Cattedra di Storia dell’Arte e per anni Direttore dell’Accademia di Brera, consigliere del Teatro alla Scala e del Museo Poldi Pezzoli. Tra le sue opere ricordiamo: l’autobiografia La grande stagione (Anthelios Edizioni 2001) e Panta rei. Politica, società e cultura. Lo scenario italiano dal 1945 a oggi (Silvana Editoriale 2006).
Il Presidente Giorgio Napolitano, alla sua morte, lo definì «partigiano e combattente per la libertà e la democrazia, impegnato intellettuale e parlamentare».
Lalla Romano (1906-2001) fin dall’inizio ha militato nelle file della Resistenza a Cuneo e provincia, aderendo al movimento «Giustizia e Libertà», impegnandosi in particolare nei «Gruppi di difesa della donna», scrivendo il testo del volantino del primo appello alle donne di Cuneo. Ha ricordato: «Al tempo della lotta partigiana […] ho corso qualche rischio, ho avuto qualche avventura, ma non ne ho mai scritto: ho soltanto evocato i giorni della Liberazione sul foglio cuneese «Giustizia e Libertà».
Ma in seguito dedicò proprio a questo periodo il romanzo Tetto Murato (Einaudi 1957), il cui manoscritto aveva vinto lo stesso anno il Premio Pavese per un inedito. Questo periodo di Lalla Romano è stato recentemente studiato da vari esperti, come Ersilia Alessandrone Perona («Antifascismo e Resistenza nella biografia e nell’opera di Lalla Romano»), Mariarosa Masoero («Un romanzo “anomalo” della Resistenza: Tetto Murato di Lalla Romano»), Lucio Monaco («Un episodio della Resistenza sulle montagne di Demonte: la battaglia del Veridio tra documenti e memoria») e Maria Silvia Caffari («Tempo di guerra e di Resistenza negli scritti di Lalla Romano»): tutti pubblicati nel volume Lalla Romano e la Resistenza a Demonte e in Valle Stura (Il presente e la storia, 2013).
Intervento con proiezioni del fotografo Alessandro Vicario sulle capanne-rifugio dei partigiani in Valle Stura, documentate nel volume Le ultime capanne della Valle Stura, con testi di Nuto Revelli e Lalla Romano; introduzioni di Gigliola Foschi e Roberta Marocco.

Ingresso libero fino ad esaurimento posti.