La cultura e la pubblicistica italiane presentarono tra gli anni '20 e '30 correnti antisemite,
come in altri paesi europei.
Un'importanza particolare ebbero i Protocolli dei Savi anziani di Sion, falso
ottocentesco della polizia zarista che ebbe un'ampia diffusione in tutta Europa, utilizzato
come fonte di stereotipi antisemiti, come in Oro di H. Wast e ripreso dalla propaganda politica.
G. Cogni, I valori della stirpe italiana, Milano, Bocca, 1937, 240 p. | ![]() |
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U. Notari, Panegirico della razza italiana, Villasanta
(Milano), 1939, 252 p. Umberto Notari, (1878-1950) scrittore, giornalista, editore, amico di Marinetti, fu tra i 360 sottoscrittori del Manifesto della razza, uscito contemporaneamente al suo Panegirico |
L'antisemitismo divenne parte del programma politico fascista solo nel '38, preannunciato dal progressivo allontanamento di dirigenti ebrei dagli organi politici e decisionali del Partito e della stampa fascista come Carlo Foà, collaboratore di Gerarchia, rivista ufficiale di regime, o di Guido Arias, redattore del Popolo d'Italia, o Margherita Sarfatti, biografa ufficiale e grande sostenitrice della carriera politica di Mussolini.
La scuola, di competenza del Ministro dell'educazione Bottai, e l'editoria scolastica,
controllata dal Ministro della cultura popolare Alfieri, vennero immediatamente mobilitate. Nel giro di
pochi giorni, il 12 agosto 1938, si richiese di vietare l'adozione di libri scolastici compilati da ebrei.
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Il Giornale della Libreria, vol. 51 fasc. 41, 1938, p. 278-79. |
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Il proposito di Dino Alfieri, Ministro della cultura popolare ed estensore
con l'antropologo Guido Landra, del Manifesto della razza ispirato da
Mussolini, era di avviare un processo di "bonifica" della nazione italiana,
identificandola con il dato biologico della razza, al quale doveva corrispondere un
destino storico e politico. La discriminazione non veniva più fondata su motivi politici e ideologici,
utilizzati nella codifica dei provvedimenti di pubblica sicurezza, ma sull'identità razziale.
Telesio Interlandi (Chiaramente Gulfi, RG 1894 - Roma 1965) Direttore di numerose testate, tra cui La Nazione di Firenze e L'Impero di Settimelli e Carli. Su sollecitazione di Mussolini fondò nel 1938 Il Tevere e La difesa della razza, entrambi duramente antiebraici. |
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La persecuzione era ormai avviata, sostenuta da una campagna di stampa finanziata dallo Stato, che
impose l'acquisto di riviste come La Difesa della razza.
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L'acquisizione del giornale La difesa della razza viene controllata con particolare scrupolo. |
V. Calestani, Origini della razza italiana. Fondamenti della politica razzista, Milano, Istituto per gli studi di politica internazionale, 1941, 304 p. | ![]() |