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Giorno della memoria

Il razzismo nell'editoria

La cultura e la pubblicistica italiane presentarono tra gli anni '20 e '30 correnti antisemite, come in altri paesi europei.
 

Un'importanza particolare ebbero i Protocolli dei Savi anziani di Sion, falso ottocentesco della polizia zarista che ebbe un'ampia diffusione in tutta Europa, utilizzato come fonte di stereotipi antisemiti, come in Oro di H. Wast e ripreso dalla propaganda politica.
 

wastoro H. Wast, Oro, Milano, Istituto Propaganda Libraria, 1936, traduzione e nota di Cesco Vian, 2 voll., 255, 269 p.
L'argentino Wast, pseudonimo di Gustavo Martinez Zuvirria, prende spunto dai Protocolli dei Savi di Sion per confermare i pregiudizi storicamente attribuiti al popolo ebraico.
protocolli
G. Cogni, I valori della stirpe italiana, Milano, Bocca, 1937, 240 p. cognivalori
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U. Notari, Panegirico della razza italiana, Villasanta (Milano), 1939, 252 p.
Umberto Notari, (1878-1950) scrittore, giornalista, editore, amico di Marinetti,
fu tra i 360 sottoscrittori del Manifesto della razza, uscito contemporaneamente al suo Panegirico

L'antisemitismo divenne parte del programma politico fascista solo nel '38, preannunciato dal progressivo allontanamento di dirigenti ebrei dagli organi politici e decisionali del Partito e della stampa fascista come Carlo Foà, collaboratore di Gerarchia, rivista ufficiale di regime, o di Guido Arias, redattore del Popolo d'Italia, o Margherita Sarfatti, biografa ufficiale e grande sostenitrice della carriera politica di Mussolini.

La scuola, di competenza del Ministro dell'educazione Bottai, e l'editoria scolastica, controllata dal Ministro della cultura popolare Alfieri, vennero immediatamente mobilitate. Nel giro di pochi giorni, il 12 agosto 1938, si richiese di vietare l'adozione di libri scolastici compilati da ebrei.
 

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Il Giornale della Libreria, vol. 51 fasc. 41, 1938, p. 278-79.

 

Vedi la pagina successiva.  gdl1938v51f41p278_consiglio2

 

Il proposito di Dino Alfieri, Ministro della cultura popolare ed estensore con l'antropologo Guido Landra, del Manifesto della razza ispirato da Mussolini, era di avviare un processo di "bonifica" della nazione italiana, identificandola con il dato biologico della razza, al quale doveva corrispondere un destino storico e politico. La discriminazione non veniva più fondata su motivi politici e ideologici, utilizzati nella codifica dei provvedimenti di pubblica sicurezza, ma sull'identità razziale.
 

difesa La difesa della razza (1938 - 1943)
Quindicinale romano diretto inizialmente da Telesio Interlandi.
Fecero parte della redazione, ricoprendo funzioni di rilievo: Guido Landra (estensore del Manifesto della razza), i professori Lidio Cipriani, Leone Franzi, Marcello Ricci, Lino Businico e Julius Evola. Nel 1938 segretario di redazione fu nominato Giorgio Almirante.


Vedi l'introduzione.  razza1
Telesio Interlandi
(Chiaramente Gulfi, RG 1894 - Roma 1965)
Direttore di numerose testate, tra cui La Nazione di Firenze e L'Impero di Settimelli e Carli. Su sollecitazione di Mussolini fondò nel 1938 Il Tevere e La difesa della razza, entrambi duramente antiebraici.
La dottrina della razza
memoria006_bibliografia_razziale

La persecuzione era ormai avviata, sostenuta da una campagna di stampa finanziata dallo Stato, che impose l'acquisto di riviste come La Difesa della razza.
 

L'acquisizione del giornale La difesa della razza viene controllata con particolare scrupolo.
V. Calestani, Origini della razza italiana. Fondamenti della politica razzista, Milano, Istituto per gli studi di politica internazionale, 1941, 304 p. calestaniorigini

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