Sperienze ed osservazioni di Giacomo Maria FOSCARINI sulla malattia de' bachi, conosciuta sotto il nome di calcinetto (1)
Al sig. G. Acerbi Direttore della Biblioteca Italiana.
Milano il 27 marzo 1821
Pagina 1
Quantunque alieno dal comparire in pubblico come autore,
non so ricusare al suo zelo pei progressi dell'agricoltura
e pel vantaggio di chi si occupa del governo dei
bachi da seta di estrarre dal giornale delle mie sperienze
alcuni fatti, i quali possono spargere qualche luce sull'argomento
sin qui oscurissimo della matattia de' bachi, conosciuta
sotto il nome di Calcinetto.
Prima però di parlare di ciò che ho fatto l'anno scorso,
crederei conveniente ch'ella pubblicasse gli esperimenti da
me eseguiti nel 1819 come un incominciamento al corso
delle mie sperienze. Gliene trasmetto quindi il dettaglio
unitamente ad alcune osservazioni, le quali possono servire
d'introduzione alle altre, con cui darò fine a questo mio primo lavoro.
Per riguardo all'esperienze del 1820 io glie ne mando dieci
colle relative conclusioni, che per ora bastano a provare
quanto ella ha asserito alla pag. 420 del fasc.LXIII (2).
In seguito mi propongo di pubblicare tutta la serie delle mie
sperienze, onde i coltivatori de' bachi possano vieppiù assicurarsi
di quanto io ho esposto, e nello stesso tempo sieno
eccitati ad instituire degli analoghi sperimenti per dedurne
osservazioni, le quali potessero alzar il velo che agli
occhi di tutti gl'intelligenti asconde tutt'ora la causa principale
della malattia del calcinetto. E chi sa che per mezzo
di reiterate indagini non si possa un giorno venire a capo
di scoprirla, e che tale scoperta non potesse illuminarci
sulla causa delle malattie contagiose in genere; risultato
che non sarebbe certamente strano, poichè ella sa bene,
che verità della massima importanza si scopersero, come si
suol dire, cammin facendo, nelle ricerche di alcune cause
che sembravano di poca entità.
Aggradisca, egregio sig. Direttore, le proteste della mia
profonda stima.
G. M. FOSCARINI.
(1) Nella parte 2.a del nostro Proemio contenente il quadro
de' lavori scientifici e letterarj fatti in Italia nello scorso anno 1820 abbiamo
promessa la pubblicazione di alcune sperienze ed osservazioni del signor
G. M. Foscarini sulla malattia de' bachi da seta conosciuta sotto il nome
di Calcinetto, e siamo ben contenti di poter mantenere la data parola,
presentando al pubblico il lavoro di questo benemerito proprietario, che
colle sue ragionate operazioni campestri ha saputo ne' suoi poderi dell'alto
Milanese offrire una pratica scuola dell'agricoltura, e procacciarsi
il nome di profondo conoscitore dell'agraria economia. Se per le
nostre stanze egli si è ora determinato a pubblicare alcune cose intorno
a' bachi, ci lusinghiamo che s'indurrà a fare lo stesso coi tanti altri
suoi lavori diretti tutti ai progressi dell'agricoltura. L'Editore.
(2) Il merito di queste sperienze di osservazioni consistente in una
somma esattezza di esecuzione, e in un rigoroso metodo uniforme di
esposizione, si conoscerà sempre più da' nostri lettori, se, come noi
abbiam fatto, non si accontenteranno di leggerne una volta sola il dettaglio,
ma ne formeranno un'oggetto di studio. L'Editore.
Esperimenti eseguiti in Cartabbia, Castellanza
di Varese, nell' anno 1819.
Fatto.
Dopo l'ultima muta si è manifestato in una partita de' miei bachi; il male del calcinetto. Previe alcune cure, di cui parlerò più sotto, i bachi andarono felicemente al bosco, e vi formarono i bozzoli. Due o tre volte al giorno esaminando attentamente il bosco, trovai nel terzo dì 10 a 12 bachi morti e calcinati in una capannella all'estremità d'un graticcio, ed altri 50 a 60 successivamente entro il bosco di tutta la stanza; alcuni de' quali, nel toccarli lasciavano tinti in bianco i diti, quasi avessero toccato del gesso. Raccolti questi bachi calcinati ho istituite le tre seguenti sperienze.
Quesito 1°.
"Se la sola aria della stanza in cui trovavasi una
partita di bachi presa dal calcinetto potesse essere contagiosa ai sani."
Esperimento 1°.
Ho costruita una cassettina di carta, e congegnatavi una capannetta di ravizzone, vi posi 10 bachi tolti da una partita sanissima, e la situai entro quella capannetta, nella quale aveva precedentemente trovati i 10 a 12 bachi calcinati.
Quesito 2.
"Se quell'aria, unita al contatto de' bachi calcinati
co' sani, generasse a questi la stessa malattia."
Esperimento 2°.
Nella medesima capannetta ho posto un'altra cassettina simile alla prima con 11 bachi della qualità impiegata per l'esperimento 1°, e vi aggiunsi 3 bachi calcinati.
Quesito 3°.
"Se il solo contatto dei bachi sani coi calcinati
comunicasse ai primi l'infezione."
Esperimento 3°.
In uno scaffale del mio studio ho posto una quarantina
di bachi calcinati con 18 sani, de' quali 10 tolti dalla
qualità che servì per gli altri due sperimenti, ed 8 da
altre due partite sanissime.
NB. I bachi dei tre sperimenti furono trattati in
seguito come al solito. Dopo 4 giorni andarono al bosco
i bachi delle due cassettine, e dopo 6 quelli dello studio.
= Risultati.=
Esperimento I°.
Trovai entro 3 bozzoli i bachi ridotti in mummie calcinate, e 7 giudicati allo scotimento con crisalidi sane.
Esperimento 2°.
Si rinvennero 8 bachi calcinati, e 3 sani.
Esperimento 2°
Tutti i bozzoli avevano il baco o la crisalide calcinata,
e qualcheduno ancora aderente allo stesso bozzolo.
NB. Alcune delle crisalidi giudicate sane allo scotimento
si sono trovate calcinate entro i bozzoli; e quello
ch' è più rimarchevole, una delle crisalidi sane, divenuta
farfalla, si è in seguito calcinata.
= Conclusione. =
Avendo io stesso levato da più di 200000 bachi i 39
che servirono pei tre sperimenti - avendo esaminato con
somma diligenza le partite che diedero più di 200000
bozzoli formati dai suddetti bachi, senza rinvenire in
questi veruna crisalide o baco calcinato - avendo in vece
trovato ne' 39 bozzoli risultati dagli esperimenti 34 bachi
o crisalidi calcinate, sino da quell'epoca io conchiusi,
ragionevolmente potersi credere molto probabile che il
male del calcinetto sia contagioso (1).
Relativamente poscia alle cure da me usate per iscemare
almeno il guasto di sì terribile malattia, coll'arrestarne
i progressi, passerò ad esporre i seguenti
Fatti.
Nel corso di vent' anni che attendo al governo de' bachi,
quattro volte mi sono avvenuto nel calcinetto, cioè
nel 1813 in una partita, nel 1816 in un'altra, e negli
anni 1818 e 1819 replicatamente nelle partite poste dentro
una stessa stanza. In tutti questi casi ho veduto troncarsi
il progresso del male, mercè le seguenti semplicissime
pratiche.
Tosto che vidi de' bachi morti e calcinati, del che
m' accorsi dopo la quarta muta, feci trasferire i bachi da
graticcio a graticcio, togliendone i letti, e cangiandone
le carte.
Indi spalancate tutte le aperture della stanza, e presi
de' manipoli di paglia accesa, feci eseguire delle fiammate
generose con fumo entro la stanza, passando coi manipoli
stessi di fila in fila sopra tutti i graticci, cosicchè
tutta la stanza e tutti i bachi potessero sentire l'influenza
di queste fiammate e fumigazioni, le quali vennero
replicate da 6 ad 8 volte ogni 24 ore.
Feci inoltre trasportare da' graticci i bachi morti, di
mano in mano, e tosto che alcuno di essi periva.
= Risultato. =
Da queste pratiche ebbi per costante risultamento un
buon prodotto di bozzoli ad onta che nell'atto della raccolta
se ne sia trovato un 6 per % circa col baco o
crisalide calcinata.
E qui debbo avvertire che particolarmente in due di
questi casi il male minacciava grandissimi danni.
Non solo in questi sperimenti co' miei bachi, ma in
molti altri simili da me suggeriti ad altri coltivatori,
ho sempre trovato:
1.° Che quando il rimedio è stato praticato in sul primo
svilupparsi del male, favorevolissimo n' è stato
l'effetto;
2.° Che quando i cambiamenti sono stati male eseguiti,
e le fiammate scarse e mal fatte, l'esito è stato
mediocre;
3.° Che quando applicavasi il rimedio a male troppo inoltrato,
esso tornava poco utile.
Dalle quali osservazioni posso dedurre, per rapporto
al da me proposto rimedio sino nel 1819, le seguenti
= Conclusioni. =
1.° Che le fiammate colla paglia e le fumigazioni fatte
nel modo sopra indicato possono impedire il progresso
della malattia;
2.° Che in qualunque caso le fiammate si dovrebbero
fare generose da 6 ad 8 volte al giorno;
3.° Che quando la malattia è molto avanzata, il rimedio
scema di efficacia;
4.° Che quindi per ottenere un soddisfacente esito sarebbe
mestieri d' applicare il rimedio immediatamente
quando si manifesta la malattia.
Esposti gli esperimenti del 1819 che appoggiano la
mia opinione sulla natura del male, e la proposizione del
mio rimedio, passo ora ad esaminare il risultato di questi
sperimenti istessi per conoscere la durata della malattia,
dalla quale si potrebbero ottenere per avventura delle
nozioni che conducessero a nuove utili scoperte.
Prendo perciò a ragionare sul 3.° esperimento. I bachi
sani sono qui stati a contatto coi calcinati 6 giorni prima
d'andare al bosco, indi staccati da questi sono andati al
bosco, ed hanno fatto il bozzolo, ed in appresso alcuni
si sono trovati calcina entro il bozzolo, altri dopo essersi
ridotti in crisalidi, ed uno persino dopo la sua trasformazione
in farfalla.
Conviene avvertire che scorrono 12 giorni circa dal
momento in cui il baco comincia a formare il bozzolo
sino alla trasformazione in farfalla.
Per maggiore chiarezza prenderò a soggetto d'esame
il solo baco divenuto farfalla calcinata.
Egli è certo che da quando esso baco sì è distaccato
dagl'infetti per andare al bosco non vi fu più contatto
tra questo e quelli; donde ne viene che il baco deve
avere contratta la malattia ne' 6 giorni che visse insieme
a' bachi calcinati.
Supponiamo, per termine minimo, aver questo baco contratta
la malattia soltanto nell'ultimo giorno del suo contatto
coi calcinati: ne verrà di conseguenza, che prima della
sua calcinazione sono scorsi 13 giorni almeno, cioè
l'ultimo giorno del suo contatto cogl'infetti, ed i 12 che
dovette passare al bosco prima di trasformarsi in farfalla.
Da ciò si deve ricavare che i bachi possono avere
contratta l'infezione 13 giorni almeno prima di calcinarsi,
e quindi che i bachi trovati calcinati al levarsi della quarta
muta avessero presa la malattia sino dalla seconda muta da
altri bachi infetti, e questi da altri sino dalla loro nascita.
Ciò posto, pochi bachi appena nati, che contraessero
questa o qualche altra malattia onde avessero a morire
e calcinarsi, potrebbero comunicare la stessa malattia
ai sani che sono loro vicini, e questi ad altri, e così
via via, per modo che un piccolissimo numero di bachi
infetti ne' primi giorni della loro vita potrebbe diffondere
a gradi a gradi la malattia in tutta la partita.
Da queste osservazioni sulla durata della malattia io comincerò
a dedurre, che in via di utile precauzione le
fiammate e le fumigazioni accennate nella terza conclusione
si dovrebbero fare anche ne' primi giorni dell'età dei
bachi (1): nel qual caso ne basterebbero due o tre ogni
giorno; ove poi avvenisse che si trovasse qualche baco
calcinato, si dovranno rigorosamente usare in ogni lor
parte le pratiche sopra indicate.
Questo raziocinio poi intorno alla durata della malattia
non toglie, a mio parere, che il baco non possa calcinarsi
anche colpito da una morte improvvisa, o per malattie
di diversa durata e di diversa indole; e che non
possa esser vero altresì che un salto violento di temperatura
abbia cagionata la morte a diversi bachi, i quali
in seguito si calcinarono; poichè sembra che il calcinarsi
de' bachi sia un'azione chimica avvenuta allo stesso baco
dopo la sua morte, che potrebb' essere prodotta da cause
diverse.
(1) Molte osservazioni pubblicherò in seguito anche sulle sementi, che faranno conoscere i metodi per ben custodirle, e quanto queste influiscano al buon esito de' bachi. Intanto nel Raccoglitore num. XXXIII, pag. 49, si potrebbe leggere quanto intorno a ciò ho cominciato ad asserire.
Tratto da "Biblioteca Italiana", tomo XXII, anno sesto, Aprile, Maggio e Giugno 1821, parte II: Scienze ed arti meccaniche, pp. 59-83.