Si vede da questa tabella come i maschi pellagrosi prevalgono sulle femmine. Quanto alla proporzione delle provincie:

Cremonaavrebbe1pellagroso su24abitanti
Brescia"1"21"
Bergamo"1"41"
Milano "1"107"
Mantova"1"154"
Pavia e Como"1"488"
Sondrio"1"4166"

Sondrio avrebbe offerto il numero minore, perchè minore vi era l'uso del maiz e maggiore quello della segale e delle castagne.

Le proporzioni delle altre provincie sono veramente terribili.

Se non che nemmeno queste cifre esprimono in tutta la sua realtà la diffusione del morbo.

Noi vedemmo, infatti, che si calcolavano a 1149 i ricoverati nei Manicomi ed Ospitali di Lombardia; or bene, nel solo Ospitale Maggiore di Milano dal 1850 al 1860 si accolsero, secondo l'ufficiale resoconto del Verga, ben 2929 pellagrosi, dei quali 1772 migliorarono, 625 morirono.

Da quel resoconto risulta come nella provincia di Milano eccellesse per la triste abbondanza di pellagrosi il comune di Seregno che spediva ben 66 affetti; venivano quindi i comuni di Magenta, di Meda, dei Corpi Santi, di Bollate, di Castano, Milano, Novate, Cassano d'Adda, Corbetta, Bossetto, Uboldo, Gerenzano, Casorezzo, Ferino, Settimo, Carugate.

Nella provincia di Como il comune più infetto parve quello di Cantù (1).

In quella di Pavia eccellevano Bareggio e Mereggi, e dai dati nostri Villanterio e Pieve Porto Morone.

(1) il Boudin tracciò, nè so con quali documenti, nel 1859, una carta noso topografica della pellagra in Lombardia, dalla quale risulterebbe l'assenza della pellagra a Dongo, Porlezza, Bellagio, Introbbio; come il male si dilati sempre più ad Oggionno (2 su 10,000), ad Erba (13 su 10,000), a Varese (36 su 10,000, a Gavirate (34), Angera (33) fino a Saronno (83 pellagrosi su 10,000) e Bollate (79 su 10,000 abitanti). Ei ne trarrebbe conclusioni sulla particolare influenza dell'elevazione topografica, conclusioni che, a mio credere, la nosografia della pellagra nel Veneto e nella Romagna basta a distruggere od almeno ad inforsare. (Observations sur l'Haut. Italie, 1860).

Nella provincia di Lodi distinguevasi il paese di Rivolta e di Canonica.

Nella provincia di Pavia noi dobbiamo per nostro conto soggiungere ai summentovati ben altri 26 maniaci pellagrosi, 12 maschi e 14 donne, la maggior parte di Inverno, di Pieve Porto Morone e Villanterio.

Non si può adunque sbagliare asserendo che la cifra dei pellagrosi lombardi sorpassa il numero di 40,000.

Nel Veneto le cifre suonano quasi altrettanto tristi, e ben dovea esserlo, essendovi tanto estesa la coltivazione del maiz, e di tanto cosi radicata la malattia. - Ecco delle cifre ufficiali raccolte dall'illustre Spongia nel 1858.

La provincia di Venezia nel 1851 contava solo 29 pellagrosi, nel 1852 ne contava 39, di cui 24 di Portogruaro, 10 di Sandonà, 3 di Chioggia, 2 di Mestre. Nel 1 gennajo 1853 i pellagrosi salivano a 267:

230di Mirano
36di Porto-Gruaro,
1del Dolo,
0di Venezia e Mestre;

dei quali 59 guarivano, 41 morirono.

La provincia di Verona dal 1854 al 1856 contava ben 1009 pellagrosi, di cui:

151a Verona,
18a Villafranca,
30ad Isola della Scala,
6a Sanguinetto (destra dell'Adige) minima,
32a Legnago,
32a Cologna,
119a S. Bonifacio,
17a Tregnago,
91a S. Pietro in Cariano,
407a Caprino (riva destra dell'Adige) massima,
100a Bardolino.

La media annua fu di 336.

I due comuni più affetti Caprino e Sanguinetto guardano ciascuno l'opposta sponda dell'Adige.

La provincia di Udine dal 1853 al 1855 ebbe ben 1915 pellagrosi, fra essi distribuiti:

Udine (città)38pellagrosiPalmanuova57pell.pianura
"(dist.)329"Sandaniele80""
Ariano1012"pedem.Spilimbergo15""
Sacile1238""Maniago129""
Pordenone558""Cividale361"pedem.
Gemona178"mont.Sampietro40""
Tarcento535""Moggio13"mont.
Codroipo359"pianuraAmpezzo2""
Latisana38""Tolmezzo28""
S. Vito18""Rigolato-"

Treviso in otto anni contava bene 38,042 pellagrosi circa, 4755 per anno.

Nel 1856 erano 7880 i denunciati e così distribuiti:

2048nel distretto diTreviso,pianura
110 nella città diTreviso,"
96l inOderzo"
1486 inConeglianocollina
583inCeneda"
492inValdobbiadene"
797inMontebello"
471inAsolo"
923inCastelfranco"

Rovigo nel 1853 contava solo 160 pellagrosi:

63aRovigo7aMassa
7adAdria19adOcchiobello
16a Lendinara9 aPoleselle
28 aBadia11adAriano.

Padova conta una media annua di 1380 pellagrosi; dal 1851 a1 1853 erano 10,256.

Sopra 3248 pellagrosi denunciati in Padova, nel 1855 si contavano

1,018in Padova, città e distretto:
1,014in Campo Sampiero,
390in Cittadella,
257in Este, Montagnana e Monselice,
569in Conselve e Piove,

terre queste ultime basse e ubertosissime.

Sopra 1959 morti nel decennio 1848-1857 l'Argenti avrebbe trovato originare:

78soli dalla città,
442dal comune esterno,
687da Vigonzo e Piazzoli,
564dagli altri distretti,
188dalle provincie vicine (di Vicenza, Verona, Udine, ecc.).

La provincia di Vicenza avrebbe dato una media di 1380 pellagrosi.

In tre anni essi sommavano a 4142.

Nel 1860 notavansi pellagrosi:

325ad Assiago (montuoso)43a Malò
527a Bassano (pedemont.)14 a Cittadella (collina)
57a Barbarano (collina)46ad Arzignano
907a Marostica3a Camisano
55a Lonigo625a Valdagno
288a Thiene84Schio

La provincia di Belluno nel 1804 avrebbe offerta la cifra di

1140 pellagrosi, fra i quali notavansi:

538a Feltre354a Belluno
137a Fonzaso3 a Longarone

Noi constatammo la media annua di pellagrosi di circa:

575aBelluno4775a Treviso
1380aVicenza1335aUdine
1380aPadova336aVerona
160aRovigo267aVenezia

Nè le cifre migliorano negli ultimi tempi poichè nel 1861-62

Treviso su65mortine contava15per pellagra
Padova su2149""148"
Venezia su4192""25"
Verona su1000""1"

Finalmente la cifra delle manie pellagrose cui possiamo con una certa esattezza seguire nei due Manicomi di Venezia ci mostrano il progressivo aggravarsi e diffondersi del morbo.

Nel decennio 1847-1856 ricoverarono nel Manicomio di San Servolo (1):

93pellagrosidella provincia di Venezia
118""di Padova
83""di Vicenza
109""di Verona
209""di Treviso
12""di Rovigo
22""di Belluno
112""di Udine

in totale 760, ossia 76 per anno.

(1) Tavole statistiche, P. Salerio, 1862.

Nel quinquennio 1857-1861 entrarono 411 maniaci pellagrosi

68da Venezia78da Treviso
61da Padova00da Rovigo
77da Vicenza65da Udine
56da Verona

ossia 82 per anno.

A questi si devono aggiungere 117 pellagrosi del Manicomio femminile del Berti, sicchè dovremmo ca1colare in media circa 199 manie pellagrose per anno. Da tutte queste cifre spicca la prevalenza del morbo in alcune provincie, come Treviso, Udine, Padova, a preferenza d'altre come Verona, Venezia e specialmente Rovigo ove piccolissimo è il numero dei pellagrosi e quasi nullo quello dei maniaci pel1agrosi precisamente perchè ivi il pesce, l'orzo od il riso, si sostituisce nell'uso comune al maiz.

La distribuzione della pellagra nel Veneto mostra quanto poco vi influisca la posizione topografìca.

Infatti noi la vediamo, a Belluno predominare al sud, a Venezia e Rovigo scemare al sud, mentre a Vicenza e Padova occupa il nord ( Cittadella ), a Udine predomina verso l'ovest (Ariano, Sacile }, a Treviso verso l'est ( Oderzo, Valdobbiadene ); a Padova signoreggia al piano ( Conselve ), a Vicenza al monte (Asiago e Bassano).

Quanto all'intensità della pellagra il Veneto benchè dia una gravissima cifra, pure ne resta al dissotto di non poco dal fìnitimo territorio lombardo; ma ciò proviene dalla meno esclusiva alimentazione di grano turco, specialmente a Rovigo, Belluno, Venezia, dall'occupazione marittima e dalle carni di pesce offerte dal litorale delle Lagune, e più ancora dalle condizioni più vantaggiose fatte ai coloni dalle mezzadrie che permettono al contadino una maggiore larghezza di. vitto e di vestiario. Noi non abbiamo dati statistici sulla professione e sulle cause della morte dei nostri pellagrosi; ma il diligente studio di Argenti sui 1959 morti di pellagra nel decennio 1848-1857 ci permette di addentrarci anche in questa quistione col filo non elastico delle cifre.

Sui 1959 pellagrosi morti in quel decennio,

1853erano agricoltori e braccianti11cucitrici
15industriali5falegnami
12domestici3calzolaj
10mendici
50mestieri varii (bottaj, ferraj, ecc.).

I maschi erano pareggiati alle femmine.

I maniaci pellagrosi però erano in minor numero delle femmine.

Quanto alle cause della morte, si distribuirebbero così: sopra quei 1959 ben

329morivano maniaci (191 fem., 138 maschi),
283"di paralisi126di bronchite
276"di diarrea103di tifo
53"di tabe

Nell'Emilia a Piacenza, Parma, Modena, Ferrara, Guastalla la pellagra è diffusa ed in grave proporzione, ma non ci fu dato raccogliere delle cifre.

La pellagra fu pure notata dal Venturini a Fognano ed a Brisighel1a.

In Bologna nel Manicomio di S. Orsola furono ricoverati dal 1842 al 1854 ben 269 pellagrosi. Recentemenle il chiarissimo prof. Monti notava su 496 maniaci, ivi stati ricoverati, la pellagra aver influito 73 volle; 47 volte nelle donne, 26 negli uomini.

Nel 1862 vi entrarono 254 maniaci; ne morirono 76, ne uscirono 171, dei quali 71 erano pellagrosi, di cui morirono 25, uscirono 15.

Possiamo da questi dati calcolare a 700 i pellagrosi non maniaci della provincia di Bologna.

In Ancona fu notato un solo pellagroso nel Manicomio del Cardona.

A Perugia fu notato un solo pellagroso nel Manicomio dell'egregio Bonucci.

Finalmente in un dodicennio si ricevettero nel Manicomio di S. Benedetto in Pesaro 69 pellagrosi (Girolami), ossia 5 per anno, per cui si può calcolare che ad un 50 salgano i pellagrosi non maniaci della provincia di Pesaro ed Urbino.

Da alcune accurate ricerche del Girolami risulta come ivi la pellagra infierisca più sui monti che non al piano. La si notò specialmente a Monte Luciano, Altaveglia, Ripalta, Valle di Teva, Prenabille, Monte Fabbri, S. Savino, S. Giovanni in Marignano, Monte Colombo e specialmente Monte Grimano, ove da 60 anni si introdusse lo zea maiz ed ove il male comparve 35 anni or sono. In alcuni paesi in cui il maiz non si trova in molto uso, come Sodeo, la pellagra appena fa capolino e in altri come Mercatello, Gradaro, Monbaroccio, nei quali il maiz non si usa punto, la pellagra è ignota (Girolami. Della pellagra nella provincia di Pesaro, 1859).

Nella Toscana il Cipriani, il Morelli, il Vignoli constatarono la diffusione crescente della pellagra che serpeggia in Val d'Arno superiore, in Val di Nievole, a Pescia, Pistoja, a Chianti ed or ora a Volterra, a Bati (su quel di Pisa) e sul colle di Firenze, e Mugello.

Ivi nel 1821 e 24 i pellagrosi aumentavano da 6 a 12; nel 1846 erano già 149, ora sommano assai di più.

Il Bini nel 1850-53 contava 18 manie pellagrose nel manicomio di S. Bonifacio a Firenze.

A Lucca il Nori contò su 449 alienati 29 pellagrosi, 19 uomini e 10 donne.

Finalmente nella Comarca di Roma, a Palestrina, a Capranica nel 1861 notaronsi casi numerosi di pellagrosi (Morelli e Tucinetti).

Nel Napolitano e nella Sicilia non si notò ancora la pellagra endemica, quantunque il maiz vi si consumi in quantità, e quantunque lo sporisorium maidis non rare volte vi venisse osservato.

Giova notare questo importantissimo fatto, benchè contraddica la teoria più probabile sulla eziologia della pellagra, ma ne giova pure riflettere che l'uso del maiz non vi è esclusivo, che i contratti colonici non sono ivi così esosi come in Lombardia, e che il contadino vi si ciba di caffè, di ova, formaggio caprino, e nelle coste, di pesce e soprattutto di quei legumi che vanno così ricchi di fosfati, come il cece ed il fagiuolo (1).

Ma il Napolitano se va esente dalla pellagra, non isfugge nemmen egli ad altri men diffusi, ma pure altrettanto funesti morbi alimentari.

Tale si è lo storpio, come lo chiamano, o paresi degli arti inferiori - indotto dall'intossicazione del lathyrus alatus e sativus, legume comunissimo negli Abruzzi e nel Principato ultra (ove se ne raccolgono 10,000 tumuli) e con cui spesso confezionano pane.

A Bonito nel 1844 si contavano 13 storpii per abuso di lathyrus troppo fresco od immaturo,

A Melito se ne trovavano 15 nel 1844 e nel 1850 l'epidemia vi si rinnovò.

Nelle Calabrie due ne esistevano a Mormanno e due negli Abruzzi, trattati invano ed osservati nell'Ospitale degli Incurabili in Napoli.

In genere gli uomini vi parvero più soggetti delle donne - e i ricchi non ne sono risparmiati più dei poveri.

Il fico d'India, usitatissimo nelle coste dell'Italia meridionale, Sicilia e Sardegna, vi produce spesso costipazioni ostinate, ileocechiti o proctiti non di rado mortali nei bimbi.

Ed ora veniamo alle zone cosmo-telluriche. Una serie di infermità tutte speciali si osserva nelle vallate delle grandi catene alpine, Ivi difetta l'ozono, l'elettricità positiva e la luce; e l'acqua che scende dai ghiacciai e zampilla dalle roccie calcari, spesso si spoglia di acido carbonico e jodio e carica di sali calcari. In queste valli abbondano le rachitidi, il gozzo ed il cretinesimo.

(1) Una famiglia di quattro braccianti nelle Calabrie consuma abitualmente,

14ettolitridi grano44chilogr.di grasso
1"di frumento53"di olio
1"di grano germanico22"di cacio
2"di legumi, fagioli, ceci100"di cipolle
88litridi olive15"di pomidoro
67"di grassoe seigalline

V. Sull'agricollura della Calabria ulteriore 1.° dell. avv.° Pasquale - Napoli, 1862, e il mio studio: Sulle Calabrie (Rivista contemporanea, novembre, 1863).

Per quest'ultima terribile infermità noi possediamo ormai cifre esattissime, almeno per il Piemonte, Lombardia e Liguria.

La Commissione Piemontese nel 1848 rinveniva:

ad Aosta270cretiniogni 10,000 abitanti
Ivrea25""
Cuneo22""
Saluzzo20""
Pinerolo14""
Torino 7""
Susa 4""
Oneglia1""

La Commissione Lombarda nel 1850 verificava a

Sondrio47cretiniogni 10,000 abitanti
Brescia14""
Milano11""
Cremona9""
Bergamo 7""
Pavia 7""
Como 6""
""

Nella Liguria a Genova e suo circondario, e nel 1861, io rinvenni 108 cretini, dei quali,

39a Genova3a Molassane
10a Staglieno3a Busalla
12a Chiavari3a S. Pantaleo
8Mugnannego3a Rappallo
6ad Arenzano2a Quezzi
4a S. Martino d'Albaro2a Campomarrone
4a Cravasco1a Conegliano

Quanto alla diffusione del gozzo in Italia la leva del 1863 ne disegna le proporzioni nel modo che ben nettamente dimostra la seguente:

Tabella dei riformati per gozzi per ogni 10 mila coscritti.

ogni 10,000 iscrittiogni 10,000 iscritti
Torino113,60Modena1,66
Sondrio95.00Calabria ultra I.a1,33
Brescia6l,33Pesaro1,00
Bergamo59,33Abruzzo ultra II.°1,00
Cuneo49,00Ascoli1,00
Como42,66Terra di lavoro1,00
Pavia27,75Basilicata1,00
Milano26,00Palermo1,00
Cremona21,00Girgenti1,00
Novara17,33Cagliari0,75
Alessandria16,60Capitanata0,66
Porto Maurizio14,50Piacenza0,50
Massa e Carrara11,66Abruzzo ultra I.°0,50
Genova 10,60Principato citeriore 0,50
Parma 9,03Ravenna 0,33
Benevento6,33Molise0,33
Umbria3,00Terra di Bari0,33
Calabria citra2,75Messina0,33
Napoli2,25Catania0,33
Reggio2,00Noto0,33
Bologna2,00Caltanissetta0,33
Principato ultra1,66

Se noi vogliamo confrontare queste cifre con quelle già sopra notate per i cretini, vediamo quanto singolare parallelismo corra fra queste due infermità. Così Torino (nel quale s'include Aosta), Sondrio, Brescia, Bergamo, Como, Pavia, Milano, Cremona, Novara, Alessandria, Genova, avrebbero offerto un numero progressivamente maggiore di cretini come di gozzuti, mentre Messina, Catania, Noto, Caltanissetta e più ancora Sassari, Firenze, avrebbero mostrato assenza completa o quasi completa degli uni e degli altri.

Un fatto saliente spicca ancora appunto da queste cifre; è la quasi completa immunità delle isole, meno qualche punto situato nell'interno ed entro le gole dei monti; invece i punti più colpiti sono i paesi alpini. Tutta la zona delle Alpi e degli Apennini è segnata nettamente dall'abbondanza del gozzo.

Questi fatti risultano molto meglio e più nettamente considerando le esenzioni per circondario, conciossiacchè non rare volte anche da questo lato i varii circondari d'una stessa provincia differiscono notabilmente l'uno dall'altro, secondo che sono montanini o pianigiani. - Così ad esempio, in Brescia il Circondario di Castiglione diede solo 137 e quello di Breno 875 gozzuli ogni 10,000 abitanti, ciò può dirsi di Pistoja, Rocca S. Casciano e di Firenze stessa in provincia di Firenze, di Cento e Comacchio in provincia di Ferrara, di Patti e Mistretta in provincia di Messina, senza parlare delle sproporzioni tra Novi ed Alessandria (da 3,08 a 0,50), tra Novara 10,31 e Biella 1,02 ed Ossola 3,51 in provincia di Novara, ecc.

In complesso adunque si può con sicurezza concludere:

1.° Le Isole, anche considerandole per circondario offersero cifre di gozzuti al di sotto della minima, pochissimi in Sicilia, più pochi in Sardegna, nessuno all'Elba.

2.° Il massimo dei gozzuti si riscontra sempre nei circondari più montuosi dell'Italia, più di tutto in Aosta in confronto di Torino, di Ossola e Biella, in confronto di Novara, di Breno in confronto di Brescia, ecc.

3.° Spesso si osserva predominare il gozzo lungo le sponde o la linea percorsa da un dato fiume - come lungo l'Adda a Sondrio, Treviglio, Crema, ecc., o lungo il Ticino in Pavia, Lomellina.

4.° Il gozzo e il cretinesimo predomina più nei paesi nordici che nei meridionali - anche a condizioni geologiche pari. -

- Nell'Italia del Sud appena S. Barlolomeo in Galdo diede una cifra forte di gozzuti e cretini 129 ogni 10,000 coscritti.

Esplicare la causa dell'immunità delle provincie meridionali non è cosa troppo facile nè per ora fattibile.

La genesi del gozzo nelle altre provincie settentrionali si ripete unanimamente dai medici:

a) Dalle acque calcari in eccesso che sono bevute da quei terrazzani, comecchè se una certa quantità di sali calcari sia necessaria per l'igiene, dannosa è ad ogni modo l'eccesso di saturazione, e i primi effetti si riscontrano nel sistema glandolare e più che altrove in quel delicato organo glandolare che è il tiroideo.

b) Dall'eredità, nascendo questi fìgli cretini e gozzuti da padri gozzuti; questo fatto viene largamente attestato anche nei singoli mandamenti e già alcuni medici ebbero a notare in Aosta ed in Torino che i Valdesi e gli Ebrei erano i più colpiti da quelle due infermità.

c) Si disse a questo ultimo proposito che v'abbiano molta influenza i matrimoni fra cugini così frequenti nei paesi remoti dai centri.

d) L'aria propria delle cupe vallate vi concorre poi soprattutto - chè rare sono le abitazioni veramente in montagna anche nei montanari. - Quell'aria molto poco ozonata, carica di vapor acqueo, di emanazioni mefitiche, spesso miasmatica, ben si comprende come possa esser cagione di molti e molti malori e favorire lo sviluppo del gozzo e del cretinesimo.

Un'altra zona cosmotellurica importantissima è la miasmatica, disegnata dalle acque stagnanti, dalle risaje, marcite, dai canapaj e qualche volta dai boschi. È la terribile zona della malaria che per troppa giusta ragione è nome indigeno e antiquato fra noi, vecchi adoratori della Dea Febris. La si estende con più o meno d'intensità dalle risaie della Lomellina, dalle marcite della Bassa Lombardia alle risaje dell'agro rovighense e ferrarese, alle maremme toscane e con sempre crescente gravezza s'estende e serpeggia nell'agro romano in tutte le terre napolitane, eccettuata la Terra di Lavoro e gli Abruzzi, in Sicilia e Sardegna ed Isola d'Elba.

Entro questa zona si comprendono oltre le febbri perniciose certe strane nevrosi, come la corea elettrica, la meningite cerebro-spinale che vogliono andarvi compagne, e più ancora l'anemia e le idropi, eterne compagne delle febbri.

A Vercelli su 7263 entrati nell'Ospitale si notarono 1760 volte le febbri periodiche, 342 le idropi, che diedero 646 morti, ossia 8,19 per cento. Su 19772 infermi entrati in un decennio, 5422 erano affetti da febbre intermittente.

A Pavia dal 1838 al 1847 su 59,711 ammalati entrati all'Ospitale, 3744 eran affetti da febbri periodiche, 2673 da idropisie, di cui 1312 asciti, 990 anasarchi. Nel 1856 si accolsero all'Ospitale di Pavia 224 febbri periodiche, 108 idropi, 416 infarti addominali - e 59 tisi.

A Milano nel triennio 1858-60 sopra 74,000 malati visitati a domicilio, 2821 eran colpiti di febbri periodiche, 27 da perniciose. Sopra un totale di 89,748 entrati all'Ospitale 5690 eran colpiti da febbre periodiche, 22 da perniciose.

A Colico nel 1853 sopra 2557 abitanti 300 eran colpiti di febbre.

A Mantova dal 1851 al 55 su 626 accolti nel civico Ospitale 114 erano affetti da febbri periodiche, 2 da perniciose. Sopra 810 morti dal 1851-1855, soli 8 individui morivano da febbre periodica perniciosa, 55 da idrope, 66 per tisi, 85 per malattie dell'addome e 65 per scrofola.

Nella provincia di Grosseto in un anno si ammalarono 35,619 abitanti di cui 23,367 maschi, e 12,252 femmine:

13,682malaronodi febbri intermittenti
2,520""gastriche
1,462" di pleuriti pneumoniti
624"di flemmone
371"di angina
188"di dissenteria
192"di piaghe
67"di idropisia
15"di pustole maligne

29,207 erano contadini; 26,786 nativi di lì; 8,333 avventizj; 1966 recidivi - in tutto diedero 384 morti.

Di più si curarono a domicilio:

20,529per febbri intermittenti
384per perniciose
2,188per pleuritide
3,485per febbri continue
1,160per flemmone
886per angina
127per nevrosi

Notansi rarissimi tuttavia i tisici, contandosene 100 appena ogni 81,731 ammalati; e così pure i cancri, appena 16 su 81,731 ammalati.

Tale è il quadro statistico che dalle Maremme ci lasciava quella stupenda penna del Salvagnoli (v. op. citata).

Le recenti informazioni non danno segno di grandi migliorie. Infatti nel 1862 g1i spedali di Massa marittima accolsero:

1498febbri periodiche
nel 18631318"
nel 186276febbri perniciose
nel 186345"
Grossetonel 1862accoglieva2419f. intermitt.36perniciose
nel 1863"1569"47"
Orbetellonel 1862"1407"27"
nel 1863"930"24"
Castiglione della Pescajanel 1862"346"11"
nel 1863"187"11"

( V. Giornale dell'Accademia di Medicina di Torino, 1864).

Sulle febbri del Parmigiano e Piacentino accuratissimi studj pubblicava l'Ughi col soccorso del Caggiati.

Nel Parmigiano i siti risicoli e piani offersero 97 morti di febbri perniciosesu 77,910abitanti
i siti non risicoli ne diedero 13su 70,993"
Nel Borghigiano i siti risicoli ne diedero 62 su 56,243abit.
"i siti non risicoli ne diedero 14su 78,829 "

e v'han fra questi dei paeselli come Alsino e Firenzuola che soli contribuirono per 26 su quei primi 61 morti; son tutti coltivati a risaje.

Nel Piacentino ove hanvi appena 95 ett. di riso, contansi 19 morti di perniciose su 144,978 abitanti.

A queste cifre converrebbe aggiungere il numero dei morti per tisi e scrofola, maggiore nei paesi risicoli che nei montuosi.

Così nei comuni risicoli di Parma morirono

15per scrofola,42per tisi su29,874abit.
nei montuosi10"19"29,960   "

Nel Borghigiano i comuni risicoli diedero:

24per scrofola85per tisi su53,268 abit.
nel Valtarese invece10"28"51,158   "

(Le Risaje, Parma, 1857).

A Roma dal 1850 al 1860 entrarono all'Ospitale civile 145,916 ammalati da febbre intermittenti (Balley). - Il massimo numero degli entrati è in luglio, il minimo in dicembre.

A Sassari nel 1862 su 23,985 abitanti morirono 182 per febbri periodiche, 182 per infarti addominali.

Nelle provincie di Napoli nel 1858-59 il paese di Leiano (Lecce), diede 760 morti sopra 6000 abitanti per febbri perniciose miasmatiche.

In Napoli nel 1841 all'Ospitale di S. Maria di Loreto si accolsero 882 febbri periodiche, 75 idropi e 136 tisi.

In questi fogli dove le cifre vogliono dominare sovrane e sole, non potrei nemmeno accennare ai caratteri delle altre zone speciali come le marine, le vulcaniche, le alpine, - distinte le une dalla comparsa dell'elefantiasi, scorbuto, scrofola, le altre da una speciale ortopnea, le ultime dalle frequenti viziature del cuore e apoplessie.

IV. - Sunto di lavori pubblicati finora.

Ma una zona importantissima, e che nettamente ci si disegna dinanzi, è quella delle città .

Nelle grandi nostre città le ragioni di clima, di razza e di alimenti ci sono dal contatto degli stranieri, dal tumulto delle passioni, dalle artifiziate abitudini - così fuse e confuse da dare luogo a dei veri gruppi patologici speciali.

E qui noi, dobbiamo soltanto lasciar parlare le cifre, le quali per l'Italia settentrionale non ci difettano e noi daremo nei seguenti prospettini un sunto dei diligenti lavori redatti per la statistica medica di Torino dal Rizzetti, per quella dì Genova dal Du Jardin, per quella di Pavia dal Pignacca, per quella di Milano

dal Verga, per quella di Brescia dal Menis, per quella di Mantova dal Soresina, per quella di Verona dal prof. Castelli, per quello di Padova dall'Argenti, per quella di Venezia dal Berti e Namias, per quella di Treviso dal Liberali, per quella di Napoli dal De Renzi, per quella di Sassari dal Manca.

TORINO nel 1864 contava, secondo l'accuratissima statistica dell'illustre Rizzetti, 204,714 abitanti, di cui 15,164 di contado. Essi avrebbero dato ben 6936 morti, così ripartiti:

Proporzione
MALATTIENumero dei decessiper 1000 decessi determin.per 10,000 viventi
Funghillo6259029,06
Tisi polmonare5037323,39
Gastro-enterite acuta4787022,23
Marasmo3374915,67
Bronco polmonite acuta2854113,25
Bronchite acuta2563711,90
Asfissia2483611,53
Gastro enterite cronica2453611,39
Convulsioni2163110,04
Apoplessia cerebrale205309,50
Febbre tifoidea202299,39
Tosse convulsiva179268,32
Bronchite cronica156237,25
Sclerema149226,93
Idrotorace145216,74
Morbillo142216,69
Meningo encefalite120195,58
Tabe senile110165,11
Inanizione107154,97
Vizi organici del cuore106 154,93
Croup104154,83
Entero mesenterite tubercolare99144,60
Immaturità94144,37
Congestione cerebrale91134,23
Accidenti involontari82123,81
Congestione polmonare82123,81
Idropi79113,67
Bronco polmonite cronica79113,67
Apoplessia cerebrale fulminante72113,34
Vajuolo67103.11
Ferite (21 e 22 settembre)6292,88
Miliare6092,79
Ascite5882,69
Diarrea cronica5682,60
Idropericardia5582,55
Sincope5582,55
Febbri perniciose5072,30
Cistite lenta4672,13
Cerebro meningo spinite cronica4672,13
Aborto4362,00
Febbre puerperale3651,67
Cancro (test. utero)3351,53
Metro peritonite3041,39
Epatite cronica3041,39
Suicidio2741,25
Angiocardite2541,16
Risipola2431,11
Elmintiasi2431,11
Altre cause determinate4656821,62
TOTALE cause determinate68881000320,37
Indeterminate48
TOTALE GENERALE6936

Statistica Medica di Torino per l'anno 1864, compilata dall'ispettore sanitario. cav. G. Rizzetti - Torino, 1865.

GENOVA ne1 1860 contava 119,610 abitanti, di cui 60,912 maschi e 58,698 femmine, 4304 furono i morti, così ripartiti:

SessoProporzione per 1000 viventi
Causa della morteTotaleMaschiFemmine
Aborto e parto prematuro5123280,42
Apoplessia13574611,12
Asfissia131030,10
Avvelenamento2110,01
Cancrena10820,08
Cancro e Scirro6720470,56
Congestioni diverse83 54290,69
Convulsioni238 139991,98
Croup2412120,20
Dentizione difficile 3119120,26
Dermatosi acute e lente331168 1632,76
Emorragie diverse7 520,06
Epilessia177100,14
Esposti morti336 1881482,80
Febbre intermittente55"0,04
Idropi8741460,72
Inanizione infantile4627190,38
Malattie chirurg. commozione viscerale191810,16
"Ernia incarcerata6 330,05
"Ferite262150,22
"Fratture22 1480,18
"Piaghe21 1380,17
"Scottature5 230,04
"Flemmoni ed altre31 2380,26
Malattie dell'apparato cerebro-spinale10560450,87
respiratorio acute441 2681733,67
" croniche e lente215 1131021,79
circolatorio97 40570,81
digerente056 3162404,63
Malattie dell'appar. uropojetico25 2320,21
genitale11"110,09
locomot. (artrite e reumat.)3317160,27
Parto laborioso per la madre34"340,28
Parto laboriosopel feto4933160,41
Pertosse2510150,20
Scrofola e Rachitismo11072380,92
Sifilide6240,05
Tabi diverse12772551,06
Tifo e febbre tifoidea11165460,92
Tisi polmonare3181581602,65
Vajuolo2881501382,40
Vizi precordia1i12658681,05
Varia ed ignota14590,12
TOTALE430423571947
Censimento1196106091258698
Proporz. di mortal. p.1000 ab.35,8738,6433,00

Vedi Du Jardin. - Saggi statistici sulla mortalità di Genova, nel 1860. - Genova, 1864.

PAVIA. - La città fornisce circa 1 ammalato per 80 abitanti, cifra enorme mentre gli abitanti della collina ne hanno appena 1 su 300 o su 500.

Nel decennio 1838-1847 entrarono 59,711 ammalati nell'Ospitale di Pavia.

Il massimonumerodegli entratinotossi inestate,cioè:532
il minimo"""autunno"417
Ai medici della città i 6 mesicaldioffrirono la media di228malati
i freddi191"

Sopra 59,711 ammalati entrati nell'Ospitale di Pavia si notarono le seguenti affezioni (ommesse le meno frequenti).

Numero ProgressivoCarattere della malattiaNumero dei casiProporzione per 10000
1Febbre gastrica540390,48
2Pneumonitide470778,82
3Febbre intermittente374462,69
4Bronchite207734,78
5Febbre reumatica207134,68
6Febbre catarrale153025,62
7Pellagra146824,58
8Ascite131221,97
9Enterite 118719,87
10Pleurite106917,90
11Anasarca 99016,87
12Gastritide 81013,86
13Epatite 75912,71
14Dissenteria 74912,42
15Artrite 70111,73
16Catarro 66511,15
17Risipola 66211,08
18Angina 5288,84
19Splenite4948,27
20Ischiade4227,06
21Tisi polmonare3926,56
22Idrotorace 3736,24
23Reumatismo3495,84
24Colica3095,15
25Diarrea2193,66
Riepilogando laPneumonitidediede4707
Pleuritide"1069
Bronchite"2077
Febbre catarrale"1530
Angina"528
Laringite"39
Catarro (sinonimo pei medici d'allora di bronchite)"665

in totale 10,615 ammalati, ossia 177,74 per 1000.

Le febbri intermittenti diedero ben 3744 casi, ossia 62,69 per 1000 ammalati.

Le malattie reumatiche, ripartironsi in

Febbre reumatica2071casi
Artritide701"
Ischiade422"
Reumatismo349"
Artralgia79"

in totale 3,622, ossia il 60,63 per 1000.

Fra le idropisie, l'Asciteofferse1312casi
Anasarca"990"
Idrotorace"373"

in totale 2673 diedero il 44,78 per 1000.

A queste aggiungasi la corea elettrica, malattia speciale a Pavia e della quale in un decennio morirono 54 persone, 50 annotate dal Pignacca, 4 dallo Scottini.

Anche la pellagra e la tisi qui figurano in proporzioni minori del vero, perchè l'Ospitale non ricovera cronici.

Per finire colle notizie su Pavia aggiungerò che:

Nel 1856 si accolsero all'ospitale224malatidi febbri intermitt.
100d'idropi
416d'infarti addominali
59tisici
Su 1156 autopsie eseguite dall'illustre professore Sangalli si notarono148casidi tubercolosi
48"di cancro

Quale sia la potenza delle condizioni atmosferiche della provincia di Pavia. Prof. Pignacca. Pavia, 1858. Tip. Bizzoni.



© Biblioteca Nazionale Braidense - Sito Web: http://www.braidense.it
Via Brera 28 - 20121 Milano - Tel. +39 02 86460907 - Fax +39 02 72023910 - Email: info@braidense.it