Lettera a Leopoldo Cicognara

di Francesco Mami

Cart. Cicognara, 79

Milano, 29 settembre 1828 lunedì

A[mico] C[aro],

           Resterete sorpreso all'intendere, come nella mia avvanzata età di settanta sei anni mi sia determinato d'abbandonar Londra e 1 trasferirmi dove vidi per la prima volta i raggi del sole. Tant'è mio carissimo Con[t]e Leopoldo. Nel mese di Luglio scaduto compì un anno che cominciai a sentire i tristi effetti della mia vecchiezza, e specialmente debolezza somma di forze, turbamenti di capo con suscetibilità [sic] ad ogni cambiamento di stagione, che mi vidi obbligato d'abbandonare quasi affatto tutte le intraprese e risorse, che procuravano la mia susistenza. Tutto ciò presagiva un assai tristo avvenire per me, tanto più che, vivendo solo, non potevo più bastare a me stesso. Reso inutile ogni rimedio da me messo in pratica, mi fu consigliato quello di ritornare in patria e di colà respirarmi nuovamente l'aria nativa ed a tale partito mi sono appigliato, a sollecitazione ed insinuazione ancora de miei fratelli, nepoti ed amici fra quali conto specialmente il cav. Gio[vanni] Roverella, il quale essendo vostro ancora, mi fa piacere di ricordarvelo. Partito da Londra sulla fine del passato mese d'Agosto, dopo essermi riposato vari giorni a Parigi, a Lione, ed a Turino, ho finalmente strascinato le mie ossa inferme fino a Milano, dove mi trovo giunto da qualche giorno, e dove prendo riposo presso il Cav[alie]re Angelo Petracchi(1) mio antichissimo amico, il quale mi ha gentilmente offerto alloggio e tavola presso di se, dove scrivo la presente e dove mi tratterrò fino a venerdì prossimo, giorno da me stabilito per proseguire il mio viaggio fino a Cesena mia patria e là terminare i miei giorni infelicissimi; ma con quegli ajuti che non mi era permesso di sperare in Londra e nella mia situazione. Prima di partire da Londra, avendo veduto il P[ri]n[ci]pe di Cimitille [sic], mi aveva fatto sperare che avrei avuto la consolazione di trovarvi a Milano, ma avendone preso informazione, vengo assicurato, che ne siete partito, onde darvi nuove di me, per porgervi i suoi saluti, e quello di Lady Pindar, chiamata in oggi sotto altro nome, ho dovuto ricorrere alla carta, scrivendovi la presente, con cui vi partecipo in oltre, quanto il divisato Principe desidera di sapere, se avete fedelmente ricevuto e gradito tutto quello che vi aveva spedito in seguito delle vostre premure; e spero che tutto cio [sic] avrà saputo dalle lettere, che vi avrete scritto. Premunii il sud[dett]o P[ri]n[ci]pe di tutte le carte, e documenti, che esistevano presso di me, onde frenare la baldanza dei Colnaghi, e sò anche, come l'insistenza, e l'amicizia per Voi del sud[dett]o Pr[i]n[ci]pe abbia saputo trarne qualche profitto; non vi voleva meno della sua insistenza ed influenza per riuscire in qualche cosa; Le rispettabili relazioni di Cimitille, essendo conosciute dai Colnaghi sono anche da essi più temute delle stesse ragioni, le quali prodotte da me anche con la maggior forza possibile non erano considerate, e forse messe in ridicolo. Voi avete trovato nel P[ri]n[ci]pe di Cimitille persona che sommamente vi ama e vi stima e che farà sempre per voi volentieri qualunque cosa che sarete per chiedergli. Ed io che ho avuto campo di conoscere a varie riprese questi sinceri suoi sentimenti, posso anche assicurarvi, che ogni vostro premuroso affare in Londra non può essere più efficamente [sic] racomandato che alla sua amicizia. Sul supposto di non annoiarvi vi voglio comunicare che l'inaspettata ed immatura morte del nostro infelicissimo Ugo Foscolo mi riempì l'anima di tale amarezza e tristezza che fui sul momento d'andarlo a trovare negli Elisi. Io gl'era amico di cuore e sono stato per lui costantemente tale dal momento in cui lo conobbi fino alla sua morte; e quanto più grandi erano le sue sventure, tanto maggiore era il mio attaccamento. Niuna cosa ha giammai turbato i nodi di così sacri legami: naturalmente diffidente non si è mostrato mai tale con me; e mentre cercava di nascondersi agli occhi d'ogni vivente, a me solo manifestava il ricettacolo che lo copriva. Non la finirei mai, se volessi rilevarvi ciò che di più rilevante riguarda questo assunto. Basta dirvi che fui fra le quattro persone che accompagnarono il suo cadavere nel cimitero della Parocchia di Ceswih [sic] due miglia al di là di Kensiton [sic] ed un miglio circa di distanza da Amersmith dove morì la povera Regina d'Inghilterra cotanto perseguitata. La mia amicizia per Lui, la venerazione e rispetto in cui ho sempre tenuto i suoi talenti, e la sua profonda cognizione mi facevano sofrir con pena di vedere che niuno s'occupava di fare una lapide, che attestasse il luogo ove riposavano le ceneri d'un uomo così venerabile e di tanto merito. Misi in ogni movimento la mia insufficienza e m'adoprai ad indurre vari miei amici e conoscenti a concorrere in una sottoscrizione; i miei primi tentativi lusingarono la mia speranza ma ebbi l'amarezza di vedere in seguito chi per un motivo, chi per l'altro allontanarsi dal progetto che avevano approvato ed encomiato: Molti che facevano mostra di venerare Ugo Foscolo quand'era vivo si scatenarono talmente contro la di lui memoria che volendola sostennere [sic], non si eccitavano che alle più nefande maldicenze; Ognuno comprese che la loro venerazione ostentata non era che timore di Lui finché viveva, e che si trasformò in furore, intesa la sua morte. Che farmi in tali circostanze? Lady Dacre, che s'era a me diretta come a quello che poteva informarla esattamente sulla malattia e sugl'infortunj di Foscolo, cercai d'indurla nelle mie idee; ma trovai ch'essa era infetta dalle maldicenze, che i malevoli e gl'invidiosi difondevano per ogni dove a piena bocca. Disperando di poter riuscire in una intrapresa così pia e così grossa e determinato d'abbandonare l'Inghilterra; prima di separarmi da quella spiaggia talento mi venne di dar l'ultimo addio alle ceneri già raffreddate del mio povero amico. Di buon mattino mi trasferii dov'era sepolto, e sebbene l'avess' io accompagnato alla tomba fatale, mi fu difficil cosa rintracciarne il luogo preciso 2, distinti alla fine, e riconosciuti alcuni segni, che m'aveva fissi in mente, mi riuscì distinguere quel logo [sic] infausto. È impossibile cosa per me il descrivervi qual fosse la mia sorpresa vedendo quel loco angustissimo tutto ingombro d'erbe le più vili e le più parasite [sic]. Tali idee mi preocuparono la mente, che avendo prefisso di vedere il Ponte nuovo d'Amersmith, e corrisponder quindi alla parola data alla vedova Benajuto a Kinsinton di pranzar seco, mi dimenticai di tutto, e mi riscossi dall'assopimento, che mi travagliava a Regent Guadrant e precisamente in faccia alla casa abitata dal Principe di Cimitille e montate le sue scale fui da Lui accolto con que' sentimenti d'urbanità e d'amorevolezza con cui m'ha sempre ricevuto; Ma ravisando in me qualche segno di turbamento, me ne domandò la causa che esposi ad esso con quella verità e candore che mi eccitavano gli affetti, ch'io provava. Di qual natura fosse questo mio discorso non saprei dirlo; dirò solo che il P[ri]n[ci]pe concepì tutto l'orrore che eccitava la mancanza d'ogni memoria sopra la tomba di un uomo di tanto merito. Io mi divisi dal P[ri]n[ci]pe tutto preoccupato dalle idee che m'ingombravano la mente, senza domandargli ne [sic] ajuto ne assistenza ne protezione. Il crederete? Nella sera del medesimo giorno il divisato Signor P[ri]n[ci]pe m'onorò di sua lettera con dirmi, che avendo fatto parte del discorso tenuto seco lui la mattina, lo aveva comunicato a Mr. Gurney [sic], gran conoscitore ed amico di Foscolo, e suo egualmente, il quale Gurney desiderando conoscermi, m'invitava d'andar da Lui la susseguente mattina al n°. 9 di S[aint] James Square tra la 10 e la 12 ora 3; ma trovandomi in tali ore impegnato con Obicini per affari di somma importanza, e che riguardavano la mia imminente partenza, comunicai questi miei impegni in risposta al P[ri]n[ci]pe, assicurandolo, che il giorno dopo mi sarei presentato dal sig. Gurney alle ore che mi venivano prefisse; ma allo spirar del giorno, che m'era stato prefisso per l'abboccamento vidi comparire comparire [sic] presso di me Mr Gurney, dal quale dopo lungo discorso fui assicurato, e mi dette la sua parola d'onore ch'egli s'incaricava di far apporre una Lapide sopra il sepolcro di Ugo Foscolo e mi disse di più che avrebbe cercato ogni modo per farne apporre una più onorevole nell'interno della Chiesa nel di cui cimitero è sepolto. Lascio che giudichiate di qual consolazione mi colmasse questa assicurazione del Sig. Gurney, uomo ricchissimo ed onestissimo: Allontanò da me tutte le tristezze, che m'amareggiavano i giorni da così lungo tempo: occupato dagl'imbarazzi del mio viaggio, non potei manifestare la mia compiacenza al P[ri]n[ci]pe di Cimitille per tanto interesse da Lui preso, che con mia lettera, che gli scrissi da Calais. Giunto a Milano fra i mille conoscenti di Ugo, e gli amiratori [sic] de' suoi talenti non ho mancato di spargere così lieta novella, rilevando il sommo interesse preso dal P[ri]n[ci]pe per l'esecuzione di così pia opera. E non manco di manifestare a voi stesso le cose nel piu [sic] minuto detaglio [sic], conoscendo la vostra amicizia per Foscolo e l'interesse che prendete in tutto cio [sic], che può onorare la nostra italia [sic] e perpetuare la memoria di quelli che si sono cotanto contraddistinti. Temo che la morte di Ugo Foscolo sara [sic] ben presto seguita da quella di Vincenzo Monti, la di cui salute abbattuta da continui e replicati accidenti si trova può dirsi ridotta agl' estremi. Qual perdita per la letteratura di due persone di così sublime ingegno! Se scrivete al P[ri]n[ci]pe non solo vi prego di mostrarvi inteso di tutto, ma di animarlo in quanto potete a far si che il sig. Gurney eseguisca il più presto possibile quanto mi promise di fare, come io stesso ne lo pregai nella lettera, che gli scrissi da Calais; e m'avvanzai a supplicarlo che disposte le cose pel desiderato effetto, si fosse compiaciuto di consolarmi, dandomene avviso con due sue righe. Scusate la noja, che vi recorerà [sic] una lettera così prolissa. Vi prego de' miei cautilissimi rispetti alla Sig[no]ra Con[tessa] vostra cara metà: e se vi compiacete di scrivermi indirizzate la lettera al mio nome e cognome Bologna per Cesena, o Milano per Cesena; e conservando per Voi que' medesimi sentimenti di stima, e di particolare affezione, che m'avete ispirato,
mi pregio di essere Vostro Obbl[igatissi]mo Ser[vitor]e ed Amico Aff[ettuosissi]mo Francesco Mami.

  1. La "e" sostituisce la preposizione "di" cassata.
  2. del suo sepolcro [poi cassato]
  3. della mattina [poi cassato]

1 foglio doppio, mm 259 x 201
All'Ornatissimo signore
Il Sig. C[ont]e Leopoldo Cicognara
Venezia.

[Timbro postale] Milano
[con traccia di sigillo]

Trascrizione a cura di Carla Giunchedi.


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