Sopra il modo di antivenire le malattie dei Filugelli. Lettera al Raccoglitore.

Milano, 5 aprile, 1820 (1)

Dagli esperimenti che vi ho trasmessi, e che avete pubblicati nel quaderno N° XXX, apparisce certissimo che i bachi serviti a fare quegli esperimenti fossero sani prima di venir posti al contatto co' calcinati, perché tolti da tre partite di bachi che hanno dato duecento mila bozzoli, senza che in questi siasi potuto scoprire verun indizio di calcinetto.
Posta questa fondata ipotesi, esaminiamo ora il risultato degli esperimenti, in ciò che riguarda la durata della malattia, d'onde potrebbe uscir fuori qualche nozione che conducesse a nuove scoperte.
Diremo adunque, parlando del terzo Esperimento: I bachi sani sono stati a contatto co' calcinati sei giorni prima di andare al bosco, indi staccati da questi, hanno formato il bozzolo, ed in appresso parte si è calcinata dopo di avere formato il bozzolo, parte dopo di essere divenuta crisalide, ed uno per fino dopo di essersi trasformato in farfalla.
Conviene prima di tutto avvertire che scorrono dodici giorni incirca, dal momento in cui il baco da seta comincia a formare il suo bozzolo, insino alla sua trasformazione in farfalla.
Per maggior chiarezza prenderemo per soggetto d'esame il solo baco, divenuto farfalla calcinata.
Egli è certo che quando esso baco si è staccato dagli infetti per andare al bosco, non v'era più contatto tra questo e quelli: dal che ne viene che il baco dee aver contratto la malattia ne' sei giorni che visse insieme co' bachi calcinati.
Supponiamo, per termine minimo, aver questo baco contratto soltanto la malattia l'ultimo giorno del suo contatto co' calcinati, ne verrà di conseguenza, che prima ch'esso si calcinasse, debbano esser passati tredici giorni, cioè l'ultimo giorno del suo contatto cogli infetti, ed i dodici che ha dovuto passare al bosco per divenir farfalla.
Da ciò segue che i bachi possono aver contratta l'infezione tredici giorni prima di calcinarsi, e quindi che i bachi trovati calcinati al levarsi della quarta muta, possono già avere preso il male da altri bachi infetti, e questi fino dalla lor nascita.
Ciò essendo, pochi bachi appena nati che contrassero questa o quell'altra malattia, onde avessero a morire ed a calcinarsi, potrebbero comunicare la stessa malattia a quelli che sono ad essi vicini e questi ad altri, ecc. ecc, per maniera tale che un piccolissimo numero de' bachi infetti in principio potrebbe trasfondere a gradi la malattia in tutta la partita.
Dai fatti esposti nel quaderno XXX ho dedotto "che per ottenere un risultato utile ed essenziale farebbe mestieri d'applicare il rimedio immediatamente quando si manifesta la malattia".
Ora che sembra dimostrato esser possibile che la malattia onde vanno offesi i bachi, detta del calcinetto, possa aver origine fino dalla nascita loro, ne sorge di conseguenza che non si debba aspettare a fare le fiammate di paglia fino allo sviluppamento visibile della malattia, ma che anzi convenga antivenirla fin dal principio del governo de' bachi, facendo le fiammate prescritte.
In questo caso però basterà il farne tre volte al giorno girando co' manipoli di paglia accesa ecc. ecc.
Ove poi avvenisse che si trovasse qualche baco calcinato, si dovranno usare in ogni lor parte le prescritte pratiche di cambiamento di sito ecc.
Siccome poi l'esperienza mi ha dimostrato non essere diligente il colono nell'esaminare i bachi nelle prime loro età, onde segue ch'essi nelle partite potrebbero avere de' bachi calcinati senza pure saperlo, e che d'altronde anche trovandone qualcheduno, non ne fan conto; così crederei opportuno che gli agenti o fattori di campagna prescrivessero a' loro coloni di ben esaminare tutti i giorni i bachi, particolarmente nelle loro prime età, per essere in grado di ragguagliarli del minimo indizio di calcinetto. Ciò avvenendo, essi stessi, appena avvertiti, debbono portarsi sul sito per far eseguire quanto è di bisogno.
Non posso però dispensarmi dal ripetere che se le pratiche, da me suggerite, non vengono eseguite con precisione ne' modi da me esposti nell'articolo del quaderno XXX, sarebbe quasi un gettare il tempo e le fatiche.
Quanto ho esposto qui sopra intorno alla durata della malattia, a mio parere, non toglie che il baco da seta non possa calcinarsi anche colpito da una morte improvvisa, o per malattie di diversa durata, e che non possa esser vero altresì che un salto violento di temperatura abbia cagionato la morte a de' bachi, che si sieno calcinati in appresso; perciocchè sembra che il calcinarsi de' bachi sia un'azione chimica successa allo stesso baco dopo la sua morte, quantunque forse prodotta da malattie di diverso genere.
È però da sperare, atteso il buon numero d'uomini illuminati che ora attendono al governo de' bachi da seta, che, mercè di assidue osservazioni, e di ragionati sperimenti, tra pochi anni si venga ad uscire dall'incertezza in cui lasciano i soli ragionamenti ed i supposti che abbiamo finora sopra la malattia così detta del calcinetto.
(Sarà continuato.)

(1) Queste considerazioni e quelle poste nel N° 30 escono dalla penna di un valentissimo agricoltore, profondato assai nella pratica e dotto nella teorica della coltivazione. Noi raccomandiamo a tutti gli allevatori di filugelli di prendere nel più attento esame i metodi da lui esposti per precorrere o troncare i funesti effetti di una malattia i cui terribili guasti spesso distruggono in un subito le più liete speranze di un abbondante raccolto di bozzoli.

Da: Il Raccoglitore, tomo VIII (1820), n. 32


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